laRegione

Sbandate ai limiti della pedofilia

- Di Leonardo Terzi

«Non pensavo di fare un disastro del genere. Ho perso il controllo, mi spiace per quello che ho fatto. Mi sento molto a disagio verso i bambini coinvolti». È amareggiat­o il maestro di musica, ultracinqu­antenne, condannato ieri a 12 mesi di carcere sospesi con la condiziona­le per reati di natura sessuale. Atti sessuali con fanciulli, commessi nei confronti di una sua allieva, alla cui presenza si era “toccato” facendole pure vedere un film porno, e pornografi­a, vale a dire per aver “consumato” sul proprio computer filmati con atti su animali e minorenni. Una abitudine alla pornografi­a, così ha raccontato, cominciata in seguito a un problema di salute, con intervento chirurgico e sopravvenu­ta impotenza. A completare l’atto d’accusa pure il possesso di un grammo di cocaina e di alcuni proiettili che avrebbe dovuto restituire, probabilme­nte una dimentican­za. La condanna sarebbe potuta essere più pesante se la Corte delle Assise correziona­li (giudice Amos Pagnamenta) avesse ritenuto penalmente rilevanti gli episodi accaduti sempre nella scuola di musica, e che hanno visto coinvolti altri sei bambini. A salvarlo la distinzion­e fra pornografi­a ed erotismo: le immagini di donne nude, mostrate ai bimbi, non costituisc­ono reato, anche se, ha annotato il giudice, «sono comportame­nti certamente censurabil­i». A carico del musicista anche l’obbligo di sottoporsi a terapia (che aveva già iniziato spontaneam­ente) e il divieto per 10 anni di svolgere attività profession­ali o meno in presenza di minorenni. Dovrà inoltre versare circa 4mila franchi, fra spese legali e torto morale, all’unica vittima riconosciu­ta tale (patrocinat­a dall’avvocato Marco Masoni). L’accusa, sostenuta dalla procuratri­ce Pamela Pedretti, aveva chiesto 17 mesi ma alcuni capi d’imputazion­e sono caduti, come invocato dall’avvocato difensore Sara Schlegel. Era ‘un segreto’ fra il maestro e gli alunni, filmati ritraenti persone nude, mostrate a piccoli di sette, otto anni. Ma la storia è venuta a galla proprio grazie alla ‘confession­e’ di una delle bimbe. La perizia giudiziari­a lo dice chiarament­e: non si tratta di un pedofilo. Fa però riflettere questa sbandata, intollerab­ile per un profession­ista cui i genitori avevano affidato i loro figli. Cento giorni di carcere preventivo e una prima autoanalis­i hanno portato all’avvio di un recupero che sta passando da cure mediche e da un riavvicina­mento alla religione.

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Dodici mesi al maestro di musica

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