Sbandate ai limiti della pedofilia
«Non pensavo di fare un disastro del genere. Ho perso il controllo, mi spiace per quello che ho fatto. Mi sento molto a disagio verso i bambini coinvolti». È amareggiato il maestro di musica, ultracinquantenne, condannato ieri a 12 mesi di carcere sospesi con la condizionale per reati di natura sessuale. Atti sessuali con fanciulli, commessi nei confronti di una sua allieva, alla cui presenza si era “toccato” facendole pure vedere un film porno, e pornografia, vale a dire per aver “consumato” sul proprio computer filmati con atti su animali e minorenni. Una abitudine alla pornografia, così ha raccontato, cominciata in seguito a un problema di salute, con intervento chirurgico e sopravvenuta impotenza. A completare l’atto d’accusa pure il possesso di un grammo di cocaina e di alcuni proiettili che avrebbe dovuto restituire, probabilmente una dimenticanza. La condanna sarebbe potuta essere più pesante se la Corte delle Assise correzionali (giudice Amos Pagnamenta) avesse ritenuto penalmente rilevanti gli episodi accaduti sempre nella scuola di musica, e che hanno visto coinvolti altri sei bambini. A salvarlo la distinzione fra pornografia ed erotismo: le immagini di donne nude, mostrate ai bimbi, non costituiscono reato, anche se, ha annotato il giudice, «sono comportamenti certamente censurabili». A carico del musicista anche l’obbligo di sottoporsi a terapia (che aveva già iniziato spontaneamente) e il divieto per 10 anni di svolgere attività professionali o meno in presenza di minorenni. Dovrà inoltre versare circa 4mila franchi, fra spese legali e torto morale, all’unica vittima riconosciuta tale (patrocinata dall’avvocato Marco Masoni). L’accusa, sostenuta dalla procuratrice Pamela Pedretti, aveva chiesto 17 mesi ma alcuni capi d’imputazione sono caduti, come invocato dall’avvocato difensore Sara Schlegel. Era ‘un segreto’ fra il maestro e gli alunni, filmati ritraenti persone nude, mostrate a piccoli di sette, otto anni. Ma la storia è venuta a galla proprio grazie alla ‘confessione’ di una delle bimbe. La perizia giudiziaria lo dice chiaramente: non si tratta di un pedofilo. Fa però riflettere questa sbandata, intollerabile per un professionista cui i genitori avevano affidato i loro figli. Cento giorni di carcere preventivo e una prima autoanalisi hanno portato all’avvio di un recupero che sta passando da cure mediche e da un riavvicinamento alla religione.