Spuntano i raggi x: i bari hanno le ore contate
L’Uci mette in campo una nuova tecnologia per smascherare i ‘motorini’
Il doping meccanico ha le ore contate. L’Unione ciclistica internazionale ha infatti elaborato una camera speciale che permetterà di passare ai raggi x tutte le biciclette. Per il momento soltanto due casi di frode sono stati scoperti, ma le molte illazioni circolanti sui social media hanno indotto l’Uci a muoversi a tutela dell’onore di una categoria già bersagliata dal perenne sospetto del doping. «Volevamo proteggere gli atleti e dare credibilità ai loro risultati», ha spiegato David Lappartient, presidente della federazione internazionale in una conferenza stampa tenutasi a Ginevra. «Il nostro obiettivo è dimostrare che non esiste frode, che non riusciremo a trovare nemmeno un corridore con la bici truccata. La nostra iniziativa va considerata nel giusto senso». Il presidente francese ha ingaggiato il connazionale Jean-Christophe Péraud, ex ciclista professionista, secondo al Tour de France 2014, chiedendogli di chinarsi sul dossier. E lui lo ha fatto, forte dei suoi studi di ingegneria. Lappartient e Péraud hanno così potuto presentare il nuovo mezzo antifrode: si tratta di una cabina mobile nella quale la bicicletta verrà introdotta subito dopo la conclusione di una gara. Una volta chiuse le porte, sarà possibile passarla ai raggi x per capire se al suo interno si celi un motorino elettrico. Una radiografia che i giudici potranno visualizzare in tempo reale grazie a uno schermo posizionato all’esterno della cabina. Il marchingegno sarà a disposizione dell’Uci già nei prossimi giorni e, per ovvie ragioni, la Federazione non intende rendere note date e sedi dei controlli. «Il 50% riguarderà il World Tour, ma l’apparecchio verrà portato anche in gare di mountain bike, su pista e di ciclocross», ha precisato Lappartient. L’Unione ciclistica internazionale ha investito mezzo milione di euro nel progetto, e chi venisse beccato con le mani nella marmellata incorrerà in una squalifica minima di sei mesi (senza limite massimo) e in una multa tra i venti e i duecentomila franchi, mentre la squadra potrebbe essere costretta a sborsare fino a un milione di franchi.