Lanciata la Moneta intera
L’iniziativa popolare chiede che sia solo la Banca nazionale a creare denaro Secondo i promotori il denaro elettronico deve essere equivalente a quello contante, ovvero garantito dalla Bns
“Chi deve creare i nostri franchi svizzeri”? Questa è la domanda fondamentale che si è posta l’associazione Modernizzazione Monetaria, all’origine dell’iniziativa popolare ‘Moneta intera’, in votazione il 10 giugno. Per i promotori la risposta è chiara: unicamente la Banca nazionale (Bns) e non grandi istituti come Ubs o Credit Suisse. “Oggi le banche commerciali creano il 90% del denaro in circolazione”, rilevano gli iniziativisti in un comunicato. Si tratta del cosiddetto “denaro elettronico”, ovvero, detto semplicemente, “le cifre sui nostri conti bancari”. L’iniziativa ‘Per soldi a prova di crisi: emissione di moneta riservata alla Banca nazionale!’ chiede che il denaro elettronico sia equivalente al denaro contante, ovvero garantito dalla Bns e quindi più sicuro. Infatti i promotori intendono vietare agli istituti privati di generare – virtualmente – soldi dal nulla, perché “regolarmente ne creano troppi, causando bolle e svalutazione del denaro. Inoltre il denaro elettronico è insicuro, perché in caso di crisi (contrariamente al denaro contante) può scomparire insieme alle banche fallite”.
Circa il 50% di questo denaro è creato da Ubs e Credit Suisse, che sono possedute per la maggioranza da investitori stranieri, ha affermato il corresponsabile della campagna per il Ticino Sergio Morandi in una conferenza stampa a Berna. Per l’economista ed ex banchiere “è inaccettabile che banche estere creino il nostro denaro svizzero”. «In Svizzera – ha aggiunto – siamo perciò ben lungi dal poter attuare una politica monetaria indipendente». Concretamente, le banche commerciali private potranno solo raccogliere soldi, gestirli e prestarli. Dovranno insomma unicamente fungere da intermediari tra i risparmiatori e gli investitori. Queste ultime hanno infatti una visione più ristretta, visto che devono render conto solo ai loro azionisti e non all’interesse generale del Paese, ha poi spiegato il coordinatore per la Romandia JeanMarc Heim. Di conseguenza, ha aggiunto, gli utili derivanti dalla creazione di denaro vanno alle banche, mentre i rischi ricadono sullo Stato e quindi sulla collettività causando anche un aumento delle disuguaglianze sociali. Il sistema attuale è dunque insoddisfacente: «Più denaro è richiesto dal sistema e più debiti devono essere contratti», ha spiegato Katharina Serafimova, membro del Consiglio scientifico degli iniziativisti. A medio e lungo termine ciò causa problemi e ricorrenti crisi finanziarie e bancarie (400 negli ultimi 40 anni). Queste crisi hanno portato ad un aumento della burocrazia che però non è stata capace di ridurre efficacemente l’instabilità. Vengono infatti curati soprattutto i sintomi anziché le cause, ha sostenuto Serafimova. Per gli iniziativisti si tratta di una questione di principio: «Se denaro significa potere, allora il potere lo ha chi crea il denaro», ha affermato Raffael Wüthrich, uno dei promotori della campagna. In questo contesto, si è chiesto, «chi è meglio posizionato per garantire il benessere generale del nostro Paese? Le banche private in mani straniere o un’istituzione come la Banca nazionale?». Detto in altre parole: “Chi deve creare il nostro denaro?”.