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Orlandi scrive la storia di Biasca

Il viareggino, 13 scudetti vinti, è alla base del primo posto dei ticinesi nella regular season. E da domani, i playoff.

- Di Sebastiano Storelli

Per il roller Club Biasca, vada come vada il finale di stagione, il 2018 rimarrà un anno storico. Nato nel 1985, il sodalizio presieduto da Elio Rè ha vinto per la prima volta nella sua storia la regular season e si presenta al via dei playoff (domani alle 17.30 a Ginevra) vestendo i panni del favorito. Ampia parte di merito per questo primo e, tutti sperano, non ultimo successo, va data all’allenatore­giocatore Alberto Orlandi, classe 1973, una vera leggenda nel panorama del roller italiano, con 13 scudetti vinti, due dei quali in Portogallo, patria mondiale di questo sport... «Le prospettiv­e sono buone, cercheremo di andare il più lontano possibile – afferma il 45enne viareggino –. Ai ragazzi ho detto che ci aspettano cinque finali, perché quello è il numero di vittorie che ci separano dal titolo. Siamo tutti molto motivati, ma dovremo fare i conti anche con gli avversari. L’importante è non lasciar calare la tensione, perché rispetto alla regular season i playoff sono un campionato a sé stante». Il Biasca è una squadra costruita praticamen­te tutta in casa... «In effetti, a parte il sottoscrit­to e il nostro portiere, tutti gli altri sono ragazzi della zona. Una bella differenza rispetto ad altre squadre in grado di schierare molti stranieri. E la soddisfazi­one nel vedere i risultati ottenuti è pure maggiore». L’arrivo di un giocatore dal pedegree di Orlandi ha rappresent­ato un vero colpo di mercato per una società come quella biaschese... «Quando la scorsa estate siamo entrati in contatto, mi ha subito intrigato il discorso relativo alla possibilit­à di allenare. Con i miei 45 anni sono già andato al di là di quella che è la consueta longevità agonistica, per cui ho pensato fosse giunto il momento di mettermi in gioco anche quale tecnico. L’avessi fatto in Italia, per il mio trascorso da giocatore averi

avuto gli occhi di tutto l’ambiente puntati addosso. Qui ho trovato una realtà vergine che mi ha dato carta bianca su tutto e credo sia l’ambiente ideale per iniziare la seconda fase del mio apporto a questo sport. Ai ragazzi l’ho detto sin dal primo giorno: per me allenare il Biasca o allenare il Barcellona è la stessa cosa. Ho trovato giocatori entusiasti e che ascoltano ciò che dico. Voglio che siano orgogliosi di me come io lo sono di loro». Che roller ha trovato in Svizzera? «La Svizzera l’ho frequentat­a parecchio nei miei 15 anni di Nazionale e nelle Coppe europee per

club. Purtroppo devo dire che il nostro sport qui è davvero poco considerat­o. C’è sempre la speranza che qualcosa cambi, ma occorre impostare tutto sulla crescita dei ragazzi, proprio come stiamo facendo qui a Biasca. Si tratta di un investimen­to per il futuro». A Viareggio sono due le cose che davvero contano: il Carnevale e il roller... «In effetti ho iniziato da ragazzino, andando a vedere le partite in un palazzetto stracolmo. In città il roller è il primo sport, conta assai più del calcio. Quando da ragazzo mi chiedevano cosa avrei voluto fare da grande,

rispondevo che il mio sogno era poter diventare un giocatore profession­ista. Ho 45 anni e fino ad ora sono riuscito a tramutare il sogno in realtà». Da Viareggio, Alberto Orlandi fa avanti e indietro... «Con un amico gestisco una palestra e poi la mia famiglia è rimasta in Toscana. Mia moglie mi ha sempre seguito ovunque, anche nel biennio trascorso con la maglia del Porto, ma adesso è rimasta in Toscana con i nostri quattro figli. Non mi lamento, facessi il rappresent­ante probabilme­nte viaggerei di più e mi divertirei di meno. Il futuro? Preferisco guardare al presente, ai playoff che ci attendono. Ciò che mi riserverà la prossima stagione dipenderà molto dalle proposte del Biasca e dall’evoluzione della situazione in Italia». Tredici scudetti, 10 Coppe Italia, un Mondiale, un Mundialito per club... «Sono una persona modesta, non mi piace fare l’elenco dei titoli vinti. Il mio palmarès, però, mi serve con i ragazzi, in quanto legittima ciò che dico loro, i consigli e gli insegnamen­ti che cerco di far passare. La loro fiducia in me è ripagata dai risultati». Risultati che potrebbero spingersi fino a un’epocale conquista del titolo svizzero.

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TI-PRESS/CRINARI ‘Ci aspettano cinque finali. Perché tante sono le vittorie che ci separano dal titolo’

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