‘Ci sono i mediatori culturali, usiamoli come sostegno’
«Mettere questi giovani migranti, tutti insieme in un foyer è una polveriera a rischio esplosione. Spesso sono guardati con sospetto, hanno orari di rientro, durante le vacanze escono poco, salvo qualche piccola iniziativa di privati. Se fossero sparsi sul territorio, inseriti e seguiti in famiglie sarebbe meglio per tutti. Aiuterebbe anche a smorzare ridicole paure della popolazione. In altri Cantoni i migranti vengono ospitati in famiglie e con un relativo successo: perché non lo fa anche il Ticino?», si chiede l'avvocato Paolo Bernasconi, membro onorario del Comitato internazionale della Croce Rossa dopo decenni di militanza nell’organizzazione umanitaria.
‘Sono qui soli, diamogli una famiglia’
L’avvocato conosce bene il tema dell’accoglienza e tutto quello che ci ruota attorno: «Affidare un migrante minore ad una famiglia non è semplice, ma c’è un’ottima rete di mediatori culturali in Ticino che può servire da sostegno e supporto alle numerose famiglie che si sono messe a disposizione». Come ci ha confermato l’Associazione famiglie affidatarie (cfr. edizione 20 marzo) gli interessati ci sarebbero, ma alcuni si sono sentiti scoraggiati da chi gestisce l’accoglienza dei migranti. «Sono persone che hanno un passato durissimo, sono qui soli, diamogli una famiglia. Non è sufficiente dire ad una persona, hai salva la vita, ti diamo da mangiare e un letto. Inoltre il codice civile impone degli obblighi dello Stato verso i minori soli. Perché non lo si applica a chi è in attesa di asilo o chi l’ha ricevuto? È una discriminazione intollerabile».