Fed, quale via a medio termine?
In una Washington chiusa per neve, durante il primo giorno di primavera, c’è qualcuno che ha lavorato comunque. È il caso di Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, che ha presenziato al suo primo meeting incrementando il tasso d’interesse princi
Ma lo ha fatto all’interno di una Fed praticamente dimezzata. Non per via del maltempo che ha colpito la capitale americana, bensì perché dei sette membri del board erano solo in tre. Gli altri devono infatti ancora essere nominati dal presidente Donald Trump. Sotto una nevicata copiosa, il Federal open market committee (Fomc), cioè l’organo decisionale della Fed, ha deciso per quello che tutti gli operatori finanziari si aspettavano. Vale a dire, la continuazione delle operazioni di drenaggio della liquidità post Lehman Brothers. Una scelta, appoggiata con forza da Powell, in piena accordanza con quanto fatto dal suo predecessore, Janet Yellen. E supportata in toto dall’intero Fomc, nessuno escluso. “Le condizioni generali dell’economia americana si sono rafforzate negli ultimi mesi”, spiega la nota. Ed è quello che diceva Powell da settimane
sia in privato sia in pubblico, di fronte al Congresso. La sfida più grande è però comprendere quale sarà il percorso da intraprendere nel medio termine. Nel novero dei membri votanti della Fed per il 2018, i più propensi ad accogliere come valida l’ipotesi di Powell sono stati due: Raphael Bostic e John Williams, rispettivamente presidenti delle Fed di Atlanta e San Francisco. Secondo loro, così come per Powell, l’economia statunitense è solida, sebbene vi siano ancora sacche di disoBarkin mogeneità in alcuni distretti. Il tasso occupazionale è a un buon livello, così come l’inflazione è sotto controllo. Entrambi hanno convinto uno storico falco, Loretta Mester della Fed di Cleveland, che i dati odierni, specie riguardo a occupazione e inflazione, garantivano un rialzo dei tassi senza ripercussioni su mercati finanziari ed economia reale.
Battaglia sulle tariffe delle materie prime e maggior costo del denaro
Entrambi, Bostic e Williams, però pensano anche che la battaglia commerciale iniziata da Trump sulle tariffe sulle materie prime rischia di smorzare l’esigenza di incrementare il costo del denaro. Se così fosse, ha spiegato Bostic la settimana antecedente alla riunione della Fed, il pericolo è che si possano creare bolle su alcune classi di asset. «L’ultima cosa che si vuole è un conflitto fra dogane e Paesi, che non gioverebbe a nessuna parte in questo caso», spiega dietro anonimato un alto funzionario della Fed. C’è la consapevolezza che l’attuale politica economica statunitense potrebbe essere un boomerang. Impenetrabile invece il pensiero di Thomas Barkin, presidente della Fed di Richmond. Barkin, ex McKinsey, parla poco, non rilascia interviste, e non è chiara la sua posizione sull’economia statunitense. Appassionato di golf, come Trump, a tal punto da essere membro della Us Golf Association, si dice un pragmatico. E questo lascia intendere che potrebbe decidere secondo coscienza, o interesse, a ogni meeting. Alla prima riunione ha votato con Powell, ma Barkin è visto dagli osservatori come il cane sciolto di questa Fed. Guarda i dati, ma non solo.
Problema tariffe
Il problema, per Powell e per tutta la Fed, potrebbe però arrivare nel medio termine. Sebbene sia elevato l’ottimismo sul piano fiscale, così non si può dire riguardo alle tariffe. Per adesso, il rapporto tra Powell e il segretario del Tesoro Steven Mnuchin, uno dei pochi dell’amministrazione Trump a restare al suo posto dall’insediamento del miliardario newyorkese, è positivo. Non idilliaco, ma nemmeno pessimo. Mnuchin rispetta Powell e viceversa. Le maggiori preoccupazioni di Powell, e della Fed, riguardano la politica commerciale, considerata dai policymaker della banca centrale americana “troppo rischiosa”. Ed è proprio su questo che potrebbero esserci le prime frizioni di una certa rilevanza. Attraverso l’esonero dalle proprie mansioni di Gary Cohn, direttore del National economic council, Trump ha dato un segnale chiaro. Cioè che la guerra commerciale si farà. E Powell dovrà farsi trovare pronto. Nonostante l’attuale dimezzamento della Fed. Nonostante un Mnuchin sempre più poco vicino alla Fed, dato che non vuole perdere il posto.