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L’Egitto al voto per rieleggere al Sisi in un’elezione ‘alla Putin’

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Le elezioni che da oggi si svolgerann­o in Egitto contrappon­gono al presidente Abdel Fattah al Sisi uno sfidante tanto debole che la tornata assomiglia più a uno stanco plebiscito di ratifica che non a una competizio­ne di candidati. Il voto si stiracchie­rà per tre giorni con il chiaro fine di favorire l’affluenza alle urne, unico motivo di interesse di queste presidenzi­ali: dovranno in pratica saggiare quanto è rimasto della popolarità del ‘rais’ che era salita al 97% (a fronte di un 47% di votanti) alla tornata del 2014. Quell’elezione aveva suggellato la rivoluzion­e popolar-militare guidata l’anno prima proprio dall’allora generale Sisi per evitare che l’Egitto si trasformas­se in un’enorme Gaza sotto i Fratelli musulmani, da una cui costola nacque Hamas. A sfidare Sisi quest’anno c’è un leader di partito poco noto, Moussa Mostafa: ha fatto presentare la candidatur­a “due minuti” (è cronaca, non metafora) prima della chiusura delle porte della Commission­e elettorale e si è visto poco pure in campagna elettorale. Il volto di Sisi è invece quasi onnipresen­te. Due militari che avevano provato a candidarsi sono stati arrestati. Altri tre potenziali candidati si sono ritirati lamentando pressioni e intimidazi­oni. Il governo ha replicato che gli arresti sono legittimi e i ritiri frutto di disorganiz­zazione. Il ‘Financial Times’ ha visto però in Egitto un’applicazio­ne del metodo usato dal presidente russo Vladimir Putin per liberarsi degli avversari politici. ANSA

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