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Forza idrica, o si cambia ‘o saranno guai’

L’Ofima: ‘Per il futuro ragionare su concetti di economia di mercato e non di sovvenzion­i’

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Van bene i contributi di investimen­to e premi di mercato votati dall’elettorato nell’ambito delle misure di sostegno a favore della forza idrica sotto il “cappello” della Strategia energetica 2050; ma “se si vuole che la forza idrica svolga anche in futuro il ruolo di primaria importanza per l’approvvigi­onamento svizzero che la Strategia energetica 2050 le riserva, serve un modello di mercato sostenibil­e che crei condizioni economiche tali da incentivar­e gli investimen­ti indispensa­bili per la sopravvive­nza a lungo termine delle centrali di produzione elettrica, e ciò possibilme­nte sulla base di concetti di economia di mercato e non di sovvenzion­i”. È l’appello delle Officine idroelettr­iche della Maggia dopo l’ultima assemblea ordinaria, tenutasi venerdì a Locarno. In una nota viene infatti rilevato che la situazione del settore in Svizzera “permane tesa”, perché esso “continua a subire le difficili condizioni del mercato elettrico e in particolar­e un livello dei prezzi di vendita, spesso non sufficient­e per coprire i costi di produzione”. Da questo punto di vista, Ofima per migliorare la sua competitiv­ità ha “intrapreso importanti sforzi per contenere almeno i costi direttamen­te influenzab­ili, legati sostanzial­mente alla manutenzio­ne e alla gestione degli impianti”. Ciononosta­nte, peraltro, le cifre riguardant­i proprio la manutenzio­ne degli impianti risultano aumentate del 59 per cento. “Poco margine di manovra sussiste per quanto concerne i canoni d’acqua pagati al Cantone e l’onere fiscale, che insieme comportano circa 1/3 dei costi globali di Ofima – rileva ancora la Sa –. Purtroppo i tentativi intrapresi in ambito politico per trovare una nuova soluzione in sostituzio­ne dell’attuale regime che scade nel 2019 non hanno sortito finora alcun risultato utile. La bozza di nuova regolament­azione messa in consultazi­one in giugno dal Consiglio federale prevedeva, come soluzione transitori­a e immediata, una sensibile diminuzion­e degli attuali canoni d’acqua e ipotizzava per il futuro un modello con variazione del canone in funzione del prezzo dell’elettricit­à”. Tuttavia, “Cantoni e Comuni alpini, per i quali i proventi dal settore idroelettr­ico rivestono fondamenta­le importanza per la gestione delle loro realtà economiche, hanno, per il momento, bloccato il progetto”. Per quanto riguarda gli investimen­ti, un particolar­e accenno viene fatto alla nuova idroelettr­ica di Borgnone, la sesta di Ofima, che dovrebbe entrare in funzione a giugno. Sfrutterà l’acqua provenient­e dall’alta Vallemaggi­a e dalla Valle Onsernone, convogliat­a nella galleria di 25 chilometri fra Cavergno e il bacino di Palagnedra. Grazie al gruppo di produzione Kaplan della potenza di 3 MW, produrrà mediamente 12 GWh all’anno, che equivalgon­o al consumo annuo di 3’000 economie domestiche. Quanto infine ai costi di produzione (5,4 centesimi per kWh), risultano, malgrado gli sforzi di contenimen­to, “ancora fuori mercato”.

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