laRegione

Il boss, la Svizzera e il testimone

Il latitante Matteo Messina Denaro nella testimonia­nza di un 45enne toscano

- Di Marco Marelli

Nel corso della sua latitanza, che continua da 26 anni, Matteo Messina Denaro, 56 anni il prossimo 26 aprile, il capomafia più ricercato d’Italia, ha trascorso lunghi periodi anche in Svizzera, soprattutt­o in Ticino e Basilea, ma non è mai stato identifica­to in quanto in una clinica in Bulgaria si è rifatto polpastrel­li e il volto. In Ticino si sarebbe incontrato con il suo uomo bancomat, Domenico ‘Mimmo’ Scimonelli, uomo d’onore di Partanna, nato a Locarno, dove ha vissuto per una ventina di anni, prima di tornare in Sicilia e diventare uomo d’onore di primo piano, in carcere per scontare due pesanti condanne, l’ergastolo per un omicidio e 17 anni per essere stato l’uomo bancomat del latitante al quale ha fornito diverse carte di credito di banche di Lugano. Circostanz­a sulla quale sta indagando il Ministero pubblico della Confederaz­ione, che dovrebbe aver identifica­to altri fiancheggi­atori della primula rossa della mafia siciliana. A parlare di Matteo Messina Denaro e delle sue frequentaz­ioni svizzere è un testimone che in una lunga intervista pubblicata dal settimanal­e ‘L’Espresso’, in edicola da domenica scorsa, sostiene di aver incontrato quello che forse è il nuovo capo di Cosa Nostra, dopo la morte di Totò Riina. Il testimone, un 45enne toscano, parecchi precedenti penali alle spalle, legami con Cosa Nostra e ‘ndrangheta, al settimanal­e ha raccontato di aver incontrato il padrino al cancello di uscita del porto di Palermo dove era arrivato con il traghetto partito da Livorno. “All’incontro oltre allo ‘Zio’ (come chiamano il latitante in Toscana, ndr) erano presenti tre persone, due siciliani e un calabrese. Questi ultimi li conosco da tempo. È stato uno dei due siciliani, tre giorni prima dell’appuntamen­to fissato a Palermo, a contattarm­i offrendomi di lavorare per lui. Ho accettato. Ci siamo visti a Viareggio, dove mi ha consegnato una valigetta che conteneva denaro contante che dovevo portare in Sicilia. E così sono partito per questo viaggio che mi ha portato al cospetto del capo della mafia”. Su queste altre rivelazion­i del testimone la Direzione distrettua­le antimafia di Firenze ha aperto un’inchiesta delegando le indagini alla Guardia di finanza di Firenze. ‘Fiamme’ che, stando a ‘L’Espresso’, avrebbero già riscontrat­o le affermazio­ni.

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KEYSTONE Un identikit del super ricercato

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