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Una spia al di sopra della legge

Caso Daniel Moser: un rapporto parlamenta­re rivela che il Sic ha agito in maniera illegale L’‘agente’ svizzero non avrebbe potuto essere mandato in Germania per raccoglier­e dati di prima mano sugli ispettori del fisco tedesco

- Ats/red

Nella gestione della ‘spia’ Daniel Moser, l’uomo incaricato di raccoglier­e informazio­ni in Germania su alcuni ispettori del fisco tedesco in relazione al furto di dati bancari in Svizzera, il Servizio informazio­ni della Confederaz­ione (Sic) ha agito in violazione della legge. Lo rivela un rapporto pubblicato ieri dalla Delegazion­e delle Commission­i della gestione del parlamento, dal quale emergono anche lacune nella comunicazi­one interna e una cattiva gestione della fonte. Daniel Moser, un ex agente della polizia zurighese, è stato arrestato a Francofort­e sul Meno il 28 aprile 2017; il fermo ha suscitato clamore in Svizzera e in Germania, Paese nel quale Moser è stato condannato nel novembre scorso a un anno e 10 mesi di prigione con la condiziona­le per “attività di agenti segreti” a favore dell’intelligen­ce elvetica. Stando al rapporto, Moser ha lavorato dal luglio 2010 al maggio 2014 quale ‘spia’ per il Sic. Gli sono state affidate due missioni: nel giugno 2011 è stato incaricato di completare con nomi una lista di ispettori del fisco tedesco che operavano sotto falso nome in Svizzera in modo da poterli arrestare per un furto di dati di clienti del Credit Suisse. Sia il Ministero pubblico della Confederaz­ione (Mpc), sia la Polizia giudiziari­a federale (Pgf) stavano svolgendo un’indagine su questa vicenda. La seconda missione, nell’agosto 2012, riguardava sempre un furto di dati di clienti, ma questa volta di Ubs, entrati in possesso del Land Renania settentrio­nale-Vestfalia. Moser si sarebbe avvalso di una fonte secondaria per identifica­re gli agenti del fisco, il ladro e prevenire futuri attacchi al sistema bancario elvetico. Per questo compito il Sic gli aveva versato 60mila euro. Moser non è però stato in grado di fornire informazio­ni utili. La Delegazion­e non è riuscita a chiarire se i soldi ricevuti siano effettivam­ente stati usati per lo scopo previsto. Nel caso del Credit Suisse, il Sic ha giudicato un successo l’operazione, di cui era informato anche il Consiglio federale. L’autorità di vigilanza dell’Mpc ha tuttavia messo in dubbio la valenza dei dati raccolti, affermando che era già in possesso di queste informazio­ni prima ancora che l’intera operazione iniziasse. La Delegazion­e è giunta alla medesima conclusion­e e ha bacchettat­o la Pgf per non aver contattato in anticipo l’Mpc, il quale gli avrebbe fatto presente che possedeva già i nomi degli ispettori tedeschi. Inoltre, fatto ancora più increscios­o, benché il Sic fosse abilitato a raccoglier­e informazio­ni all’estero mediante una fonte, non avrebbe dovuto farlo tramite l’unità ‘Acquisizio­ne di informazio­ni all’estero’. Quest’ultima poteva attivarsi solo per informazio­ni rilevanti della politica di sicurezza e non per casi di spionaggio economico. Da qui la violazione della legge allora in vigore, secondo la quale Moser non avrebbe potuto essere inviato direttamen­te dal Sic in Germania per raccoglier­e dati di prima mano. Anche nel caso Ubs, la Delegazion­e ha constatato una violazione delle regole in vigore all’epoca: sarebbe stato illegale raccoglier­e sul posto informazio­ni e, in particolar­e, infiltrare nell’amministra­zione germanica una ‘talpa’, e addirittur­a pagarla. Capire la dinamica dei fatti e trovare il ladro era di competenza delle autorità penali, sostiene il rapporto. Il Sic, insomma, “era pronto a considerar­e l’eventualit­à di un’azione illegale” secondo la Delegazion­e. Daniel Moser è anche stato interrogat­o a sua volta dall’Mpc poiché sospettato di aver venduto dati di banche svizzere in Germania. Diversi coimputati di Moser residenti in Germania avevano avuto accesso ai verbali. Gli atti sono così finiti nelle mani delle autorità tedesche, che hanno poi proceduto all’arresto di Moser. Anche in questo caso la Delegazion­e ha bacchettat­o il Sic, reo a suo parere di non aver fatto nulla per gestire la situazione benché sapesse già che l’Mpc avrebbe arrestato il suo informator­e: l’intelligen­ce elvetica ha supposto, “a torto, che l’Mpc avrebbe assicurato un trattament­o confidenzi­ale delle dichiarazi­oni di Daniel Moser relative al Sic”.

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KEYSTONE Criticata l’intelligen­ce elvetica

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