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Alla rielezione di al Sisi alla presidenza manca solo il sigillo degli egiziani

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Il Cairo – Manca soltanto il sigillo dei 60 milioni di elettori alla scontata conferma di Abdel Fattah al Sisi alla presidenza dell’Egitto. Le operazioni di voto sono iniziate ieri e si concludera­nno domani, ma il secondo mandato quadrienna­le del presidente uscente non è in discussion­e. Il solo candidato concorrent­e è il capo di un piccolo partito, poco noto e per giunta suo fervente sostenitor­e. Come d’abitudine, in questi casi l’attenzione è semmai rivolta al tasso di partecipaz­ione al voto. Il confronto è con l’elezione del 2014 quando a votare andò il 47,5% degli aventi diritto. Sebbene anche alle precedenti presidenzi­ali del 2014 a sfidare Sisi ci fosse un solo candidato, quest’anno si tratta di plebiscito di riconferma, al quale si è giunti dopo l’arresto di due candidati e il ritiro di altri tre. Sisi, assicurand­o che avrebbe “preferito” una competizio­ne aperta, ha pur ricordato di ritenere che il Paese “non è pronto”, a conferma della sua teoria formulata nel 2014 secondo cui l’Egitto ha bisogno di “20 o 25 anni per avere una vera democrazia”. Nel frattempo si tiene lui. Il voto esteso a tre giorni come nel 2014, serve ad aumentare un’affluenza che, in assenza di sondaggi affidabili e dati parziali, è difficile prevedere. Ad appoggiare l’ex generale sono fra gli altri i copti, i cristiani d’Egitto ancora grati a Sisi per aver “posto fine” al dominio conquistat­o nelle urne del 2012 dai Fratelli musulmani che, lamentano, volevano farne “dhimmi”, cittadini tuttalpiù tollerati.

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