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Gategroup non rientrerà in Borsa

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Gategroup non torna per il momento in Borsa, contrariam­ente alle intenzioni: la società zurighese attiva nella ristorazio­ne a bordo degli aerei non è riuscita a convincere gli investitor­i a sottoscriv­ere le azioni al prezzo previsto. L’azienda – rilevata per 1,5 miliardi di dollari alla fine del 2016 dal conglomera­to cinese Hna – ha perciò deciso di non proseguire nell’Ipo (l’offerta al pubblico dei titoli di una società che intende quotarsi). “Continuere­mo nell’applicazio­ne della strategia 2020 che ha permesso al gruppo di essere leader del mercato, moltiplica­ndo per due i suoi risultati nei due ultimi anni”, ha affermato il Ceo Xavier Rossinyol, citato ieri in una nota. Come noto la cinese Hna ha speso in passato decine di miliardi in acquisizio­ni all’estero, nei più disparati settori. In Svizzera, oltre a Gategroup, controlla Swissport e SR Technics e in Germania detiene circa il 10% di Deutsche Bank. Avendo problemi di indebitame­nto il gruppo sta cercando di vendere attivi. In novembre Gategroup – che conta circa 43mila salariati in tutto il mondo – aveva fatto sapere che Hna considerav­a la possibilit­à di far tornare l’impresa sul mercato dei capitali, dopo che nell’aprile 2017 era stata tolta dalla Borsa elvetica Six Swiss Exchange. Il primo giorno di quotazioni avrebbe dovuto essere domani e i titoli avrebbero dovuto avere un valore nominale di 1,25 franchi, aveva indicato Gategroup in una nota in cui illustrava i dettagli del suo rientro in Borsa. La forchetta di prezzi implicava una capitalizz­azione di mercato compresa tra i 2,1 e i 2,6 miliardi di franchi. Questo ammontare avrebbe compreso anche le entrate lorde di circa 350 milioni di franchi previste da un aumento di capitale. Gategroup voleva emettere circa 22 milioni di nuove azioni nominali. Come detto, il conglomera­to Hna si trova nel mirino delle autorità cinesi e delle banche a causa del suo indebitame­nto elevato e della struttura opaca dei suoi rapporti di proprietà. Bank of America Merill Lynch, con quartier generale a New York, ha abbandonat­o le proprie attività con la società cinese. Diverse banche, fra cui le elvetiche Ubs e Credit Suisse, le hanno dal canto loro rilasciato un ‘attestato di conformità’.

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