Il ‘piccolo ospedale’ sportivo
Inaugurato al Cst il Centro cantonale di medicina dello sport dell’Eoc, attivo nello stabile Naviglio
Si tratta della naturale evoluzione del Centro di medicina e chirurgia dello sport, nato nel 2002 alla Carità di Locarno
Lo sport come emblema di perseveranza, coraggio, pianificazione. Ma anche disillusione, ripartenza, speranza, successo. Non è certamente un caso se per la nuova componente del Centro sportivo nazionale per la gioventù di Tenero, il Centro cantonale di medicina dello sport dell’Eoc, inaugurato ieri, è stata fatta intervenire una giovane sportiva d’élite che molti di questi passaggi li ha vissuti. Così Elena Roos, locarnese, campionessa di corsa di orientamento di spessore internazionale, con il racconto di sé stessa, del suo talento, del suo lavoro, ha simboleggiato perfettamente tutto ciò che è insito nella pratica sportiva. A partire dalla passione, che sembra proprio la componente più presente nel “team” della struttura medica messa al servizio non soltanto degli sportivi d’élite che frequentano il Cst, ma «di tutta la popolazione che ama fare del movimento». Lo ha voluto chiarire il dottor Patrick Siragusa, specialista in medicina dello sport, responsabile di una squadra composta da 5 medici internisti, 3 medici ortopedici e traumatologi, 4 specialisti in diagnostica sportiva e 1 fisioterapista sportivo. Al Cst, nello stabile Naviglio, si occuperanno di consultazioni medico-sportive, diagnostica sportiva (test di prestazione), “screening” funzionali e posturali, trattamenti chirurgici e conservativi e anche di presa a carico e consulenza per chi presenta problemi di sovrappeso o obesità.
Un’idea a lungo accarezzata
Bixio Caprara, direttore del Cst, ha ricordato che l’idea di costituire un centro di competenze per la medicina dello sport «era inserita nel primo progetto di ampliamento del Cst nel lontano 1989; idea accarezzata e condivisa in particolare con il compianto dottor Hanspeter Probst, allora uno dei precursori della diagnostica sportiva». Successivamente, ha aggiunto, «il Cst era tornato sul tema in uno scambio di corrispondenza del 1996 con alcuni medici che già allora si appassionavano a questo specifico settore. Gli stessi medici che poi nel 2002 hanno permesso di costituire il Centro di medicina e chirurgia dello sport all’Ospedale La Carità di Locarno, con il sostegno dell’Ente ospedaliero cantonale». Oggi, quindi, «si arriva dopo quasi un ventennio a presentare un ulteriore e decisivo passo per il consolidamento di questa particolare specialità medica».
Caprara ha ricordato alcune cifre del Centro sportivo nazionale: 1’000 corsi ospitati annualmente, circa 37mila partecipanti, 147mila pernottamenti e 377mila pasti serviti: «All’interno di questa attività è evidente come il tema medico e sanitario sia importante. Sia per lo sport di base che per lo sport di prestazione». Perché lo sport fa bene alla salute anche a livello preventivo, ma «l’infortunio è dietro l’angolo così come infiammazioni e altri piccoli acciacchi, quindi è importante che vi siano specialisti attenti a queste particolarità che sappiano andare oltre l’invito alla semplice pausa». Insomma, questo servizio aggiuntivo va a completare il discorso riguardante le condizioni quadro vieppiù interessanti offerte – anche ai quadri nazionali – dal Cst e lo fa «in modo ideale e sistemico: è l’avvio di una nuova tappa sul percorso di consolidamento di un centro di competenza nella medicina dello sport in Ticino, che sappia competere con il resto della Svizzera». Caprara ha concluso ringraziando medici ed Eoc con il suo direttore generale Giorgio Pellanda e con il direttore della Carità Luca Merlini, che a diverso titolo possono assumersi la paternità del Centro di medicina dello sport, con tutta la sua evoluzione durata 16 anni. Un mutuo ringraziamento tributato anche da Pellanda, che ha sottolineato i meriti degli stessi Caprara e di Merlini. Il primo «per aver sempre creduto nelle sinergie fra i due enti, e saputo coinvolgere le autorità federali»; il secondo «per aver favorito la nascita del Centro di medicina e chirurgia dello sport a Locarno, e per averlo poi traghettato verso questa nuova dimensione».