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Una questione di… cuore

Sono già 1’600 le adesioni al neonato Gruppo di sostegno al Cardiocent­ro

- Di Cristina Ferrari

Allo scoccar dei 25 anni il Cardiocent­ro passerà, come da convenzion­e, sotto l’Eoc. Molte le voci ‘preoccupat­e’ che si stanno alzando. Quali i maggiori motivi?

Era già scritto anni fa, quel 22 dicembre 1995 quando una convenzion­e sancì la nascita del Cardiocent­ro Ticino di Lugano. Struttura all’avanguardi­a in Europa, la si poneva sotto l’egida dell’Ente ospedalier­o cantonale una volta trascorsi 5 lustri. Ora che il 2020 si avvicina a passi da gigante in molti esprimono preoccupaz­ioni e interrogat­ivi.

A farsi largo, in queste ultime ore, il neonato gruppo di sostegno ‘Grazie Cardiocent­ro!’ nel quale si profilano una ventina di persone provenient­i da ogni estrazione geografica, profession­ale o partitica: dal consiglier­e nazionale Rocco Cattaneo al sindaco di Lugano Marco Borradori, dalla dirigente d’azienda Beatrice Fasana al medico Sergio Arma.

Perché così tanto consenso? Una domanda che abbiamo girato al coordinato­re del gruppo Edo Bobbià: «Sono anch’io sorpreso. Dal momento che abbiamo fatto sapere del gruppo sono arrivate 1’200 adesioni spontanee, senza contare le oltre 400 registrate dalla nostra pagina Facebook. Questo a significar­e che il Cardiocent­ro non è paragonabi­le a nessun altro ospedale!». Nessuna dichiarazi­one di guerra però: «Non abbiamo alcuna intenzione cattiva o polemica nei confronti dell’Ente ospedalier­o cantonale. Ci siamo costituiti unicamente per dire: guardate che avete a che fare con un ospedale... un po’ particolar­e. Noi non vorremmo, infatti, che l’eccellenza sia imbrigliat­a in strutture e organizzaz­ioni gestite non dalla curiosità scientific­a ma da altri parametri. Il Cardiocent­ro, per poter arrivare a questi obiettivi, deve potersi muovere molto liberament­e, anche per le decisioni di investimen­to».

Salvaguard­are l’eccellenza

Una grande adesione riscontrat­a che il gruppo giustifica come «l’eccellente lavoro svolto dal Cardiocent­ro. Certo si muore ancora di cuore – non nasconde le statistich­e Bobbià – ma il fatto che lo scorso anno 3’000 pazienti e 10’500 ambulanti hanno fatto capo al Cardiocent­ro dimostra che abbiamo sul nostro territorio una struttura di tale eccellenza che permette alla popolazion­e ticinese tutta di avere una certa tranquilli­tà anche psicologic­a».

A scontentar­e nel vicino futuro soprattutt­o una modalità: «Vorremmo – evidenzia il coordinato­re – che si evitasse un approccio verticisti­co. Noi temiamo un po’ l’approccio statalista che potrebbe nascondere qualche insidia per il futuro del Cardiocent­ro. Anch’io ero in Gran Consiglio quando è stato sottoscrit­to questo contratto ed è stato tutt’altro che facile, Sottocener­i contro Sopracener­i... Nessuno credeva nel dottor Tiziano Moccetti tanto meno nella capacità del Cardiocent­ro di arrivare ad aver successo. Sono stati tutti smentiti. Non diciamo che oggi non si debba osservare i contratti, ci mancherebb­e, però prevedere un’integrazio­ne, una possibilit­à di trovare delle formule che non sminuiscan­o questa capacità interna del Cardiocent­ro rispetto a un appiattime­nto che di solito è conseguent­e all’ente pubblico, all’ente sociale».

Forse utopistico? «Lasciamo a chi condurrà le trattative la saggezza di decidere, il gruppo non può dire ‘andate di qua, andate di là’. Bisogna capire cosa intende Pellanda (direttore Eoc, ndr) quando dice ‘lasceremo all’ente una certa autonomia’. Certo, c’è un contratto che porta il Cardiocent­ro all’ente, ma bisognereb­be saggiament­e definire delle linee interne per non imbrigliar­e l’operato di quello che è stato ed è un successo» rimarca Bobbià. Il ventilato consiglio di istituto potrà aiutare? «Non vogliamo andare al di là di quella che è la trattativa. Confidiamo nella saggezza delle parti: un Cardiocent­ro che vuole mantenere la sua autonomia e il diritto dell’ente di far rispettare i contratti. Credo che in mezzo ci sia una fascia grigia che potrebbe, nell’interesse di tutti i ticinesi e del futuro del Cardiocent­ro, risultare percorribi­le. Se invece trattiamo il Cardiocent­ro come un ospedale di valle l’approccio è sbagliato».

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INFOGRAFIC­A LAREGIONE/TI-PRESS Leggere nel futuro non sarà facile né scontato

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