Intorno a Mount Messiaen
Venerdì scorso, al Kkl di Lucerna, mille melomani avvertiti, stimolati anche dal bel programma di sala, hanno trattenuto a stento i colpi di tosse da infreddature di stagione e seguito con ogni attenzione “Des canyons aux étoiles”, una delle opere sinfoniche più importanti di Olivier Messiaen: 100 minuti di musica per 44 strumentisti, compresi i tre solisti, di pianoforte, di corno, di xilorimba (quasi una marimba) e di Glockenspiel (un semplice xilofono). Un’orchestra alquanto piccola, ma commisurata alla sala del Lincoln Center di New York, dove nel 1974 ebbe luogo la prima esecuzione. Fu un evento clamoroso nella vita del mistico compositore francese. La mecenate Alice Tully desiderava un lavoro per commemorare l’imminente bicentenario degli Stati Uniti, Messiaen accettò l’incarico a patto di poter celebrare i paesaggi del West americano. Nel 1972 visitò con la moglie Yvonne Loriod i parchi naturali dello Utah, Bryce Canyon, Cedar Breaks, Zion Park, contemplò i colori del terreno, le rocce drammatiche dei canyons sotto il sole e sotto le stelle, ascoltò il canto degli uccelli. Raccolse il materiale per una composizione a programma, geologica, ornitologica, astronomica e spirituale, che in America ottenne molto successo e a un picco roccioso dello Utah fu dato il nome di Mount Messiaen. In Europa il successo fu più contrastato. Archi che si affiancano alla macchina del vento, fiati che imitano il canto degli uccelli, borborigmi orchestrali sovrastati dalla macchina della sabbia: le onomatopee in musica possono permettere qualche virtuosismo strumentale, ma non soddisfare ambizioni interpretative. Le pretese agogiche dei rumori della natura sono inconsistenti come l’ingenua fede professata da Messiaen. “Des canyons aux étoiles” è un’opera suddivisa in dodici parti, che potrebbero anche essere eseguite separatamente. Penso che la sua esecuzione integrale sia un impegno molto grande soprattutto per il direttore e per il pianista. Finora al Lucerne Festival ce n’era stata una sola. Quella curata quest’anno da Matthias Pintscher con l’Ensemble intercontemporain e l’Ensemble del Lucerne Festival Alumni è stata programmata per quattro esecuzioni in otto giorni: prima di Lucerna a Parigi, Bruxelles e Lussemburgo. C’è stato anche un intervento scenografico,