laRegione

Il Ticino e la sindrome di ‘Tafazzi’

- Gilberto Boschetti, Breganzona

Tafazzi è un personaggi­o creato dal trio comico italiano “Aldo, Giovanni e Giacomo” che amava massaggiar­si i “gioielli” a bottigliat­e avendo tuttavia cura di proteggerl­i con una conchiglia. In Ticino alcuni partiti politici, quando si affronta il tema della fiscalità delle imprese, soffrono della sindrome di “Tafazzi”: tendono a “martellars­i” i gioielli locali senza, tuttavia, proteggers­i con le dovute “conchiglie”. Negli ultimi giorni si è parlato molto della presunta elusione fiscale da parte di gruppi della moda internazio­nali localizzat­i in Ticino. Ancor prima della conclusion­e delle indagini, i politici locali hanno già condannato il presunto “elusore”. Andiamo avanti così che andiamo bene. Rappresent­anti di una sinistra radicale locale additano la Svizzera come paradiso fiscale internazio­nale e vorrebbero instaurare regimi di tassazione simili a quelli vigenti in Europa: consiglio loro di leggere una disquisizi­one fatta sul Corriere della Sera (edizione del 18 febbraio) su come si muovono i paesi dell’Europa in campo fiscale in barba a tutti i proclami. La Svizzera si è adattata ai parametri Ocse e sta eliminando le disparità di trattament­o tra imprese locali e internazio­nali: alcuni paesi europei si muovono in senso contrario con aliquote effettive per società estere dello 0,0%. Se le società della moda dovessero essere forzate a lasciare la Svizzera, esse non andrebbero in Italia, Francia o Germania, ma in quei paesi europei, campioni di ipocrisia fiscale, dove beneficere­bbero di aliquote agevolate dello “zero, virgola”. Io preferisco 10 ditte che pagano il 12% di tasse piuttosto che 0 ditte che pagano il 25%.

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