Donne, non facciamoci fregare!
Segue da pagina 17 (...) (asili nido, centri extrascolastici ecc.). La carenza di queste strutture è evidente (per gli asili nido, secondo l’Ufficio di statistica, attualmente si copre circa il 17% del bisogno reale). La modalità attuata dal governo però non è per nulla quella giusta. Da una parte si continua a perseverare sulla strada della complementarità tra pubblico e privato, che concretamente si traduce in una delega al privato della gestione dei servizi di cura con evidenti lacune per quel che riguarda la copertura territoriale (la maggior parte dei servizi si ritrova nei centri urbani), la qualità del servizio offerto e delle condizioni di lavoro delle dipendenti (Bellinzona insegna); dall’altra le misure che vengono proposte sono caratterizzate dalla più assoluta indeterminatezza come è il caso dei cosiddetti “nido-famiglia” ai quali si fa riferimento senza definire modalità di autorizzazione e di vigilanza precise. Non si tratta quindi di una riforma che garantisce la tanto sbandierata simmetria dei vantaggi. A guadagnarci saranno soprattutto le grandi imprese e i contribuenti facoltosi, mentre a fare sacrifici saranno le famiglie e in particolare le donne. Per questo motivo si tratta di rispedire al mittente questa “riforma”. Siamo stufe di subire la politica del ricatto, l’abbiamo ribadito in occasione della votazione sulla previdenza 2020, facciamolo anche ora.