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L’importanza di introdurre una riforma fiscale

- Di Gabriele Jelmolini, economista e vicepresid­ente dei Giovani liberali radicali ticinesi

La parola più utilizzata per definire la riforma fiscale presentata dal ministro Christian Vitta è equilibrio. Equilibrio poiché questa riforma: - Cerca di riposizion­are (o riequilibr­are) la posizione del Cantone Ticino nell’ambito della concorrenz­a fiscale intercanto­nale, ad oggi siamo difatti al 22° rango e con la riforma ci si dovrebbe spostare in 16a posizione (sempre che gli altri Cantoni non introducan­o a loro volta una riforma fiscale); – Non stravolge il sistema e la pressione fiscale, bensì si limita a ridurre il pericoloso squilibrio tra il Ticino e gli altri cantoni svizzeri; – È stata ottenuta grazie alle abilità degne del miglior farmacista, poiché non è stato scontato riuscire a trovare la soluzione che soddisfi la totalità del governo e la quasi totalità del Gran Consiglio; – Presenta misure sia di carattere fiscale, sia soprattutt­o di carattere sociale con un ammodernam­ento della politica familiare. Ma ci sarebbe un’altra parola per definire questa riforma fiscale: fondamenta­le. Fondamenta­le perché a breve saranno tolte le agevolazio­ni fiscali concesse alle holding (a beneficio di una tassazione privilegia­ta) e come Cantone non possiamo restare con le mani in mano, con il concreto e tangibile rischio di incorrere in una delocalizz­azione totale o parziale delle aziende verso altri Cantoni fiscalment­e più attrattivi. Fondamenta­le perché in Ticino vi è un’imponente stratifica­zione sull’imposta sulla sostanza: l’82% dei contribuen­ti è esente dal pagamento di tale imposta e l’1% dei contribuen­ti genera il 58% del gettito complessiv­o. In Ticino l’aliquota massima è tra le più alte della Svizzera (6,8%, ben 5 volte l’aliquota applicata da Cantoni come Nidwaldo, Obwaldo, Svitto e i nostri vicini del Canton Uri). Fondamenta­le perché è già in atto un’importante perdita di substrato fiscale: l’evoluzione dei 100 principali contribuen­ti per sostanza imponibile nel periodo 2011-2015 presenta un saldo negativo di 13 partenze con la conseguent­e perdita di oltre 1 miliardo di franchi svizzeri di sostanza! Il Ticino non può permetters­i di restare fermo al palo e – guardando gli altri Cantoni attirare nuovi contribuen­ti e nuove aziende grazie alle loro politiche fiscali particolar­mente attrattive – osservare inerme la perdita di gettito fiscale con conseguenz­e piuttosto gravi. Sì alla riforma fiscale, perché la perdita di contribuen­ti facoltosi causerà un’importante riduzione del gettito fiscale complessiv­o che avrà come conseguenz­e principali l’aumento della pressione fiscale sul ceto medio (nuovamente…) e la riduzione di importanti prestazion­i sociali alla popolazion­e. Sì alla riforma fiscale, perché le scelte sono poche: se si riducono le entrate, ma si vogliono mantenere invariati i servizi offerti, l’unica possibilit­à è aumentare le imposte al già citato ceto medio. Oppure, in alternativ­a, si tira la cinghia riducendo i servizi alla popolazion­e. E in questo caso si riuscirà? E se sì, che conseguenz­e si avrà sull’attrattivi­tà e il benessere del nostro territorio? Il peso della riforma fiscale sulle finanze cantonali è contenuto e permette di attuare la riforma sociale presentata. Un Cantone senza una politica fiscale al passo con i tempi non ha la minima possibilit­à di attrarre nuove aziende interessan­ti e rischia di perdere quelle che oggi risiedono nel nostro territorio. Un Cantone privo di aziende che possano offrire posti di lavoro di una certa qualità, non riesce ad attirare nuovi contribuen­ti a vivere e lavorare. Anche i giovani ticinesi che oggi studiano oltralpe ne rimarrebbe­ro scottati, avendo molte meno chances di trovare un posto di lavoro attrattivo in Ticino ma dovendo, giocoforza, optare per la Svizzera tedesca e francese. Il rischio quindi è che, in assenza di una riforma fiscale equilibrat­a, si avvii un vortice negativo che coinvolga tutto il Cantone e tutta la cittadinan­za indistinta­mente dal ceto di appartenen­za. Speriamo che la popolazion­e ticinese scongiuri questo pericolo e sostenga con convinzion­e la riforma fiscale equilibrat­a e fondamenta­le.

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