Solo il fisco nell’urna
Cosa si vota il prossimo 29 aprile? Solo il decreto fiscale precisano tutti, ma il governo e la maggioranza parlamentare aggiungono: la riforma fisco-sociale però è una sola, un unico pacchetto. Salvo poi ammettere che giuridicamente i due oggetti sono se
A un mese dal voto s’è reso necessario precisare su cosa... si voterà. In Canton Ticino capita anche questo. Perché ci sono due decreti legislativi politicamente vincolati – nel senso che chi li ha votati li vede inseparabili – ma giuridicamente divisi. Perché non si può mettere assieme carote con cipolle e pagarle allo stesso prezzo, per dirla con una metafora. L’ha sancito il Tribunale federale e infatti la ‘clausola ghigliottina’ voluta in un primo tempo dal governo è poi caduta in parlamento che si è limitato a delegare il Consiglio di Stato sul da farsi nel caso in cui una delle due riforme finisca nel cestino. Ma il 29 aprile, alla fine, il popolo su cosa vota? «In votazione popolare vi è un solo decreto: quello tributario» ha risposto ieri Manuele Bertoli, presidente del governo, aprendo così – nella massima trasparenza – l’incontro con i media voluto per rilanciare la bontà dell’intero pacchetto, fiscale e sociale. Anche se il secondo, formalmente, non va alle urne. La riforma, ha aggiunto Bertoli, «nasce da esigenze diverse che hanno trovato un punto d’incontro e non è stato facile». Un accordo politico «trasparente e fatto alla luce del sole». Io do una cosa a te e tu dai una cosa me: ha funzionato così. E così gli interessi di chi predica sgravi fiscali e quelli di chi perora la socialità hanno trovato un punto di mediazione.
La volontà politica e lo scenario futuro: se cade una, si cassa anche l’altra?
Nell’urna però l’accordo si scinde, perché «cose politicamente legate fra loro, giuridicamente non lo sono più». Concetto ribadito anche da Paolo Beltraminelli, direttore del Dss: «È vero, i venti milioni voluti per la politica familiare non sono oggetto di referendum», per quanto... «la riforma sociale si blocca se salta quella fiscale, come ha chiesto la Gestione». Si blocca? Cosa significa? «Verrà rimessa in discussione» risponde Bertoli. «Non potrebbe entrare in vigore» sostiene Christian Vitta, direttore del Dfe, perché «c’è la volontà politica di interconnettere le due parti». Di più. La maggioranza del Gran Consiglio, ha aggiunto sempre ieri il consigliere di Stato liberale radicale, «ha votato un rapporto commissionale dove a pagina 27 si dice come procedere; è un accordo politico e spero che la politica rappresenti ancora qualcosa».
Ecco cosa dice il rapporto commissionale votato dal parlamento
In verità nel rapporto commissionale citato da Vitta – che rappresenta la sintesi del patto politico raggiunto dalla maggioranza parlamentare – si riporta un’affermazione dello stesso Consiglio di Stato che così aveva risposto a una sollecitazione della Commissione tributaria: “Per evitare qualsiasi rischio giuridico, dal profilo legislativo le clausole di entrata in vigore potrebbero essere formulate nel modo usuale, con la delega al Consiglio di Stato di fissare l’entrata in vigore in modo indipendente di ciascuna modificazione di legge. Anche in tale ipotesi, il Consiglio di Stato ritiene di poter porre in vigore il pacchetto in modo integrale. Qualora ciò non sarà possibile, perché una sua parte cadrà, il Consiglio di Stato potrà tenere in sospeso l’altra parte per un certo periodo, riportandola poi eventualmente davanti al parlamento per l’abrogazione non essendo più dati i presupposti per una sua approvazione”. E prese per buone queste affermazioni, la maggioranza parlamentare ha delegato al governo, appunto, l’entrata in vigore dei decreti legislativi in questione precisando che “se una delle due componenti [fiscale e sociale, ndr] dovesse venire a mancare anche l’altra non dovrà essere messa in vigore”. Beninteso tramite una nuova decisione parlamentare, perché altrimenti si cozza nuovamente contro la ‘clausola ghigliottina’ (cadendo, una fa cadere l’altra). Scenari ipotetici, «ma non si è nascosto nulla, tutto è trasparente» ribadisce Bertoli.