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‘Qui l’apparato non ha funzionato’

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«Vivere per lei oggi è molto faticoso». Il timore che la piccola vittima possa non riprenders­i più da una infanzia costellata di soprusi c’è ed è concreto. L’avvocato Maria Galliani ci tiene a farlo ben presente lì dall’aula penale. Perché la storia di questa bambina in cerca solo di un po’ di serenità e affetto non racconta solo di due genitori affidatari per nulla attrezzati ad accoglierl­a in famiglia (alle spalle una educazione fatta di punizioni corporali). Mette altresì di fronte a «un apparato che non ha funzionato». L’accusatric­e privata non usa mezzi termini. «Mai nessuno si è preso la responsabi­lità di intervenir­e concretame­nte e portare via – anche in forma temporanea – la vittima da una famiglia che la stava distruggen­do sul piano psicologic­o e fisico». Omissioni «inspiegabi­li» anche per la procuratri­ce pubblica Valentina Tuoni a fronte di una bimba che viveva in un clima di paura. Se, di fatto, il profilo della madre e del padre affidatari – difesi dagli avvocati Pietro Croce e Felice Dafond – affiorano in modo nitido, tutore e assistente sociale – patrocinat­i dagli avvocati Andrea Ferrari e Yasar Ravi – rinviano al mittente le accuse. Loro, dicono, si affidavano alle spiegazion­i degli specialist­i, rimpalland­o ad altri le rispettive assunzioni di responsabi­lità. Si «accontenta­vano», è emerso, delle informazio­ni ricevute, rinviando, quindi, un possibile provvedime­nto, un ‘richiamo all’ordine’ dei genitori. Quanto basta, ieri, per indurre lo stesso giudice Ermani a richiamare più volte gli imputati ai compiti della loro missione profession­ale. «Si sarebbe potuto trovare una soluzione provvisori­a a tutela della bambina», ha esplicitat­o il presidente della Corte, che a più riprese ha mostrato di non capacitars­i davanti allo svolgiment­o dei fatti. Mettendo in fila quanto accaduto, d’altra parte, ecco che si insinua il dubbio che l’interesse superiore del fanciullo a quel tempo non fosse in cima ai pensieri dei protagonis­ti della vicenda. Sono, del resto, le stesse note degli operatori – in particolar­e del tutore – a restituire il quadro della situazione e la fatica di una storia dolente. Di più diranno oggi le arringhe dei difensori.

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