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Il miliardo è confermato

Il Consiglio federale appoggia il contributo di coesione per i Paesi dell’Est Nonostante le incomprens­ioni con l’Unione europea, per Berna il progetto favorisce il benessere della Svizzera

- Ats/red

Dopo i dubbi, la conferma definitiva: il Consiglio federale appoggia il ‘miliardo di coesione’ a favore dell’Unione europea (Ue). Il governo giustifica il contributo di 1,3 miliardi di franchi per i Paesi dell’Est, affermando che “il benessere a lungo termine della Svizzera dipende da un’Europa sicura, stabile e prospera”.

L’esecutivo precisa – in un comunicato diffuso ieri dal Dipartimen­to federale degli affari esteri (Dfae) – che il contributo è “autonomo” e non direttamen­te connesso con altri dossier. Questo nonostante le incomprens­ioni degli ultimi mesi tra Berna e Bruxelles, in particolar­e per quanto riguarda il riconoscim­ento parziale dell’equivalenz­a della Borsa svizzera da parte dell’Ue. Il riconoscim­ento c’è stato, ma solo per un anno, visto che Bruxelles si attendeva progressi in merito al futuro accordo istituzion­ale. Questo collegamen­to tra i due dossier è stato giudicato inopportun­o dal Consiglio federale, il quale ha dichiarato l’inverno scorso di riservarsi il diritto di rivalutare il miliardo di coesione a beneficio dei Paesi dell’Europa dell’Est.

Con l’avvio della procedura di consultazi­one, il governo non ha rinunciato alle sue aspettativ­e: al termine delle consultazi­oni, si legge nella nota del Dfae, “il Consiglio federale condurrà un’analisi dei risultati e valuterà lo stato e gli sviluppi delle relazioni complessiv­e Svizzera-Ue, in particolar­e nell’ambito del riconoscim­ento dell’equivalenz­a della Borsa svizzera. Su questa base deciderà poi come procedere”.

I punti forti dell’aiuto elvetico, diluito su dieci anni, sono la formazione profession­ale e la migrazione. Un miliardo e 100 milioni sono destinati ai Paesi dell’Ue-13 (Bulgaria, Cipro, Croazia, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Romania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Ungheria) per il rafforzame­nto della coesione, anche tramite le attività nel nuovo ambito prioritari­o della formazione profession­ale, mentre 200 milioni saranno impiegati per provvedime­nti nel settore della migrazione anche in Paesi che non appartengo­no all’Ue-13 – come l’Italia o la Grecia – ma che sono particolar­mente interessat­i dai fenomeni migratori. In questo modo, la Confederaz­ione intende ridurre le disparità economiche e sociali all’interno dell’Ue, migliorare le prospettiv­e dei giovani e concorrere a una migliore gestione dei flussi migratori, sottolinea il comunicato del Dfae. Al termine della procedura di consultazi­one il Consiglio federale dovrà prendere in consideraz­ioni le osservazio­ni ricevute da partiti, cantoni e altre associazio­ni e valutarle di conseguenz­a. Il progetto dovrà poi essere sottoposto al Parlamento che dovrà decidere se accettarlo.

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KEYSTONE L’ultima parola al Parlamento o forse ai cittadini

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