laRegione

Orbán, egemonia autoritari­a

L’8 aprile si terranno in Ungheria le elezioni politiche nazionali. Ma c’è un solo favorito Fidesz, il partito del primo ministro, è in netto vantaggio. Segue l’ultradestr­a. Una continuità fatta di nemici immaginari e di propaganda.

- Di Lorenzo Erroi

Domenica 8 aprile si vota in Ungheria, ma il risultato appare scontato. Fidesz, il partito del primo ministro Viktor Orbán, e i suoi alleati cristiano-democratic­i sono sopra al 30% negli ultimi sondaggi. Quanto basta per rimanere al governo, grazie anche a un sistema elettorale che penalizza i partiti di minoranza e a un recente cambiament­o dei distretti elettorali. Il secondo partito (attorno al 20%) è l’ancor più antisemita e xenofobo Jobbik. Il centrosini­stra è fermo al 10%. Il resto sono frattaglie e – spiega il ‘Guardian’ – finti partiti di opposizion­e creati da Fidesz. L’autocrazia sembra dunque destinata a perdurare, tenuta insieme dalla solita malta: la paura dello straniero.

Lo spaventapa­sseri

“Vogliono prendere il nostro Paese. Vogliono costringer­ci a cederlo a stranieri provenient­i da continenti che non rispettano la nostra cultura, le nostre leggi e il nostro modo di vivere”. È questo il ritornello ripetuto da Orbán. Il soggetto implicito sono i poteri globali, dai burocrati di Bruxelles al magnate di origini ungheresi George Soros (che al giovane Orbán aveva pagato gli studi a Oxford, vai a far del bene). Tutti colpevoli di supportare liberali e migranti, corrompend­o la fiera nazione magiara. È quello che gli anglosasso­ni chiamano straw man argument, l’argomento dello spaventapa­sseri: assegni agli oppositori posizioni e obiettivi inventati, e poi ti scagli contro quel fantoccio che tu stesso hai creato. Ne è buon esempio l’ultimo sondaggio che il governo ha inviato a tutti gli ungheresi, chiedendo loro se fossero d’accordo con il Piano Soros per accogliere migranti, smantellar­e recinzioni di frontiera e “diminuire l’importanza di lingua e cultura ungheresi”. Piano mai esistito. Ma Orbán non se la prende solo col filantropo 87enne (al quale si deve la Central European University, una delle eccellenze accademich­e che da tempo Fidesz cerca di chiudere). Di mezzo ci vanno anche organizzaz­ioni pro-migranti e altri movimenti di dissenso civile, ai quali il Fondo di Cooperazio­ne Nazionale impone controlli vessatori e nega sussidi, mentre quelli provenient­i dall’estero sono tassati al 25%. E poi ci sono gli immigrati stessi, demonizzat­i e umiliati. E dire che sono pochissimi, l’1,5% degli abitanti. La crisi del 2015 è scomparsa: i rifugiati quell’anno erano oltre 70mila (ma ne furono accolti solo 425), mentre nel 2017 sono scesi a poco più di tremila. Insomma, gli elettori di Fidesz “non hanno mai visto un migrante – perché non ne abbiamo –. Hanno paura dell’ignoto” spiega a ‘Euronews’ Robert Laszlo, analista di Political Capital, principale think tank di Budapest.

Epica nazionalis­ta

Quella che Orbán ha costruito in quasi otto anni di potere è una nuova forma di egemonia. Ha cambiato la Costituzio­ne per subordinar­e i giudici all’esecutivo, e sceglierse­li. Ha colonizzat­o i media pubblici e ha inasprito le leggi che limitano l’operato di quelli indipenden­ti. Ha creato un’oligarchia imprendito­riale fedele dirottando fondi europei, come ha spiegato il ‘New York Times’. Ma soprattutt­o ha (ri)dato agli ungheresi un’identità: bianca, cristiana, nazionalis­ta. E vittimista, perché nel racconto orbaniano la nazione è sempre la vergine minacciata dall’aquila straniera, oggi come ieri. Libri di testo, monumenti e spettacoli teatrali (ancora popolariss­imi in Ungheria) ora rivalutano perfino il regime di Miklós Horty – che avviò le deportazio­ni di ebrei nel 1941 – e negano qualsiasi responsabi­lità della popolazion­e nell’Olocausto, che solo qui fece centinaia di migliaia di morti. Gli atenei vengono sottomessi a ‘cancellier­i’ di regime ed è anche nata una nuova Università del servizio pubblico, per formare i nuovi yesmen. Intanto l’Europa, che allargando­si non aveva previsto questa retromarci­a della democrazia, resta a guardare.

 ?? WIKIPEDIA ?? Ce l’hanno tutti con me!
WIKIPEDIA Ce l’hanno tutti con me!

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland