Luganese trainante, Locarnese in difficoltà
Lo studio Bak si spinge nel dettaglio analizzando l’evoluzione delle singole regioni ticinesi, o almeno dei quattro agglomerati: Bellinzona, Chiasso-Mendrisio, Locarno e Lugano. “Nell’agglomerato di Lugano, dove vive circa un ticinese su tre, tra gli anni 2005 e 2016 è stata generata circa la metà della crescita economica ticinese con il 42% di tutte le persone occupate nella regione”. I settori di maggiore crescita sono stati l’assistenza sociale non residenziale, l’industria farmaceutica e il settore assicurativo. “L’agglomerato di Locarno contribuisce per circa il 10% all’economia ticinese, in rapporto all’occupazione e alla forza economica (Pil nominale) e solamente per il 3% alla crescita economica ticinese. Nel Locarnese vi è stata una crescita dei settori elettrico (superiore alla media nazionale) dello spettacolo e dell’alberghiero. Secondo lo studio, “la struttura delle specializzazioni regionali ha frenato la crescita al livello macroeconomico”. Il guaio, ha spiegato lo studio, è che la sua economia si è specializzata in settori che, perlomeno attualmente, crescono al di sotto della media, compromettendo l’economia nel suo insieme». A Bellinzona sono cresciuti in modo particolare l’istruzione e le telecomunicazioni. Contrariamente a Locarno, qui “la struttura delle specializzazioni settoriali ticinesi ha sostenuto la crescita macroeconomica della regione di Bellinzona. Infine Chiasso-Mendrisio: qui ha un forte peso l’industria tessile, ma sono cresciute molto le tecnologie dell’informazione. Come a Bellinzona, le specializzazioni hanno giovato alla crescita macroeconomica.