Imparare dagli errori
Per Johnston, ‘la lezione di gara 1 è servita, non sarà necessario replicarla. Ora mettiamo in pratica gli insegnamenti’.
Lugano – Macché sorpresa. Il Bienne è una realtà concreta, forte di un collettivo di qualità. Semmai ci fossero ancora stati dubbi, questi si sono sciolti come neve al sole in gara 1 di questa semifinale. «Quello bernese è un complesso tosto, e non l’abbiamo scoperto l’altra sera – precisa Ryan Johnston –. È una squadra che non va presa sotto gamba. Chi lo fa, rischia di farne le spese. È capitato al Davos nei quarti di finale e, per certi versi, pure a noi in gara 1». Dove il Bienne ha fatto la differenza? «È stata una combinazione di cose. Da una parte la potenza del loro attacco, dall’altra il nostro gioco difensivo poco efficace... A ogni modo il punteggio finale (7-3, ndr) è troppo severo rispetto ai valori in pista. Non siamo stati così inferiori: pure noi abbiamo avuto le nostre buone opportunità. Il Bienne ha uno stile di gioco particolare, che impone un certo adattamento: non siamo riusciti a prendere le giuste misure e ne abbiamo pagato le conseguenze. Adesso però abbiamo capito la lezione e faremo di tutto per evitare una sua replica. E poi, ovviamente, dovremo anche mettere più peso davanti». Forte del fragoroso successo, stasera il Bienne si presenterà alla Resega – fra l’altro già calcata in mattinata per il warm-up visto che i Seeländer per evitare di ritrovarsi imbottigliati nel traffico pasquale sono arrivati in Ticino già ieri in giornata – col morale alle stelle. Com’è invece l’umore sul fronte Lugano? «A nessuno piace perdere. Giocare a hockey è il nostro mestiere, il nostro pane quotidiano, e lo facciamo con la voglia di vincere. Quella stessa voglia che ci spinge ora a lasciarci alle spalle la prima sfida della serie e affilare le armi per la prossima partita. Cercheremo di correggere quelle cose che non sono funzionate martedì. Per il resto dobbiamo dimenticare quella partita in modo che non ci possa condizioResega,
nare in alcun modo. Ne abbiamo parlato nello spogliatoio, passando in rassegna ciò che non ha funzionato e cosa è andato bene. È stata una chiacchierata positiva e soprattutto costruttiva. Ireland ha provato qualche cambiamento per rendere ancora più pungente il nostro attacco, assegnando a ciascuno un
suo ruolo specifico nelle varie situazioni di gioco, come chi va all’angolo, chi resta a coprire e chi sganciarsi all’attacco. Ora non resta che attendere l’esame di gara 2». Dal profilo mentale, che influsso avrà su gara 2 l’esito del primo atto? «Siamo nei playoff, dove le sfide si giocano sulla distanza
delle sette partite. Gli inciampi fanno parte del gioco. L’importante è però non farsi influenzare quando capitano, ed essere capaci di lasciarseli alle spalle. Questo gruppo non è alle sue prime esperienze nei playoff; sono pertanto certo che sapremo dare il meglio di noi stessi nei momenti del necessità». Che differenza c’è tra il Friborgo, affrontato nei quarti di finale, e il Bienne? «Come il Gottéron, il Bienne va marcato stretto: se lasci troppo spazio ai bernesi vieni castigato. Edifensivamente sono entrambi complessi ben messi: segnare è difficile, ragion per cui devi riuscire a sfruttare le tue opportunità».