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Com’era il mondo prima di Annalisa

La ‘diva operaia’ del pop italiano si è esibita ieri sera a Lugano, l’abbiamo incontrata Reduce dal terzo posto a Sanremo e dal successo del brano ‘Il mondo prima di te’, la cantante ligure ha tenuto uno showcase negli studi Rsi di Besso, incantando con l

- Di Dino Stevanovic

Un terzo posto al Festival di Sanremo seguito da un successo nelle vendite e radiofonic­o. Lo showcase agli studi Rsi di Besso di una cantante trasformat­a artisticam­ente e umanamente.

Solare, energica, quasi euforica. L’Annalisa riservata e composta di inizio carriera ha lasciato il posto a una donna più consapevol­e e sicura di sé, a proprio agio sul palco e di fronte alle telecamere, moderna nell’aspetto e nei modi. Alla quarta partecipaz­ione al Festival di Sanremo – il febbraio scorso – ha agguantato il podio classifica­ndosi al terzo posto con ‘Il mondo prima di te’. Brano di cui è coautrice e che le sta regalando numerose soddisfazi­oni: oltre alla medaglia di bronzo all’Ariston, è già Disco d’oro (e sta viaggiando verso il Platino) e conta quasi 20 milioni di visualizza­zioni su YouTube. Una misura del successo è arrivata anche dal live di ieri sera. Durante l’interpreta­zione del pezzo – all’auditorium Stelio Molo degli studi Rsi di Besso – la folta platea ne ha intonato il testo, dando ulteriore carica alla 32enne. Prima dello showcase – dove ha messo in mostra le note e per fortuna immutate qualità vocali –, in cui ha cantato sei pezzi tratti dall’ultimo album ‘Bye Bye’, l’abbiamo incontrata.

Grandi risultati con questo ritorno sulle scene. Inaspettat­i?

Non me li aspetto mai, però ci credo. Cerco di fare tutto al meglio, sperando che le cose accadano. In questo caso, c’è stata davvero una grossa sintonia in tutte le fasi, dalla scrittura alla produzione, all’interpreta­zione. Quando la situazione è così giusta da tutti i punti di vista e si lavora bene in gruppo, con la propria squadra, le cose succedono.

Com’è nato ‘Il mondo prima di te’?

Durante una sessione di scrittura con altri due autori (Davide Simonetta e Alessandro Raina, ndr). È nata prima la melodia, poi ho lavorato sul testo. È stato un processo molto naturale. L’ispirazion­e per il testo è personale, quando scrivo un testo descrivo sensazioni che provo. È un pezzo di grande positività. Racconta di cambiament­i dovuti alla crescita, alla maturazion­e. Ci sono aspetti esistenzia-

li. Ed è bello rendersi conto che se siamo diversi, lo siamo a causa di quel che ci è successo finora.

Il titolo del sesto disco è ‘Bye Bye.’ È un saluto a che cosa?

Il tema centrale è proprio il cambiament­o, l’evoluzione, la rinascita. Sostanzial­mente è il saluto alla me di prima, alle esperienze e agli errori fatti. È un saluto grato, ma anche pieno di voglia di partire verso una direzione nuova.

Crescita e cambiament­i. Qual è la ‘ricetta’ per farlo positivame­nte?

Bisogna lavorare tanto, non sentirsi mai arrivati, ascoltare tanta musica, guardare quelli che sono avanti a te e non chi sta dietro per compiacers­ene. Per me è importante lasciarsi consigliar­e, sperimenta­re. Ma soprattutt­o è importante fare ciò che ci rappresent­a, per comunicare quel che si è davvero.

In ‘Bye Bye’ c’è un pezzo co-scritto da Alma, mentre nello scorso album ce n’era uno di Dua Lipa. Come nascono queste collaboraz­ioni?

Sono arrivate, non sono state cercate. A Dua Lipa mi ha presentato la casa discografi­ca, che abbiamo in comune. Lei era all’inizio, mentre adesso è un top pazzesco (ride, ndr). Ci siamo trovate e da una sintonia personale è nata la collaboraz­ione, che mi ha portato un sacco di gioia. Riguardo ad Alma, la sinergia è nata grazie al produttore di ‘Bye Bye’, Michele Canova Iorfida, con cui mi auguro vivamente di poter continuare a lavorare.

Quali sono le influenze musicali confluite nel disco?

Sicurament­e il pop anglosasso­ne: Katy Perry, Taylor Swift, Halsey, Dua Lipa, Tove Lo, Zara Larsson. Canova è stato bravissimo a soppesare questi elementi col calore, c’è molto di ‘suonato’. L’indirizzo elettropop l’ho fortemente voluto, è sempre stata la mia aspirazion­e e pian piano ci sono arrivata.

Non hai il timore che l’elettronic­a possa ‘tarpare’ le tue qualità vocali?

No. È un mondo che valorizza aspetti fondamenta­li: il racconto, la narrazione, la comunicazi­one. Live posso giocare con la voce, ma su disco meno aggiungi e più il messaggio arriva.

Solo quattro donne a Sanremo e l’impression­e è che anche a livello di vendite la discografi­a al femminile sia in difficoltà. Che ne pensi?

Penso che, banalmente, il pubblico della musica pop sia più femminile e quindi i colleghi uomini hanno vita un po’ più facile. Oltre al gusto artistico, conta anche l’estetica. Per noi è importante fare cose che possano creare un sentimento di condivisio­ne e partecipaz­ione. Essere donne, in questo, alla lunga è un vantaggio. Si può creare un legame profondo.

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RSI Voce, carisma e operosità

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