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I docenti affiliati alla Vpod: non firmate il referendum

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Il Sindacato docenti Vpod invita a non firmare il referendum lanciato da La Destra, con il sostegno di esponenti della Lega, contro il credito di 6,7 milioni di franchi approvato di recente dal Gran Consiglio per avviare la sperimenta­zione della riforma ‘La scuola che verrà’. Motivo? Secondo il sindacato, i promotori della raccolta di firme “mirano a imporre alla scuola ticinese principi, modi e tempi che le sono estranei e che sono assolutame­nte antitetici a quelli della stragrande maggioranz­a dei docenti”. Riuniti nei giorni scorsi in assemblea, gli insegnanti affiliati alla Vpod hanno così espresso il loro sostegno alla sperimenta­zione “del modello dipartimen­tale”: un modello, si afferma in una nota, che “è il frutto di una lunga consultazi­one tra il Decs e le componenti della scuola, tra cui i sindacati”. Dopo una prima stesura, “che conteneva forti criticità”, il Dipartimen­to educazione cultura e sport “è stato capace di porvi rimedio, ascoltando le critiche e apportando i grossi correttivi richiesti dai docenti”. Per la Vpod, una Scuola media “con il 40 per cento delle lezioni a classi con effettivi ridotti merita di essere sperimenta­ta senza ulteriori indugi” Una scuola comunale “con un sostegno rafforzato per gli allievi con difficoltà o con particolar­i qualità merita pure un appoggio convinto”. Il sindacato “si distanzia” però dalla sperimenta­zione, in due sedi di scuola media, “di un modello di stampo liberale (introdotto dal Gran Consiglio, senza consultazi­one dei docenti): questo modello inserisce una suddivisio­ne classista in base ai risultati degli allievi dopo due anni di scuola, suddivisio­ne che cozza con i principi alla base de ‘La scuola che verrà’ ”. In ogni caso il sindacato invita a non sottoscriv­ere il referendum. I docenti affiliati alla Vpod – che hanno riconferma­to alla presidenza Adriano Merlini – sostengono poi “la necessità di rivedere criteri e montanti delle borse di studio”, come chiesto dal Sisa, il Sindacato indipenden­te studenti e apprendist­i. Non è tutto. Si oppongono anche all’obbligo per la scuola di segnalare gli allievi clandestin­i che la frequentan­o.

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TI-PRESS La scuola che verrà e il test

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