‘La moda conviene al Ticino?’
Dopo due vicende di cronaca Pronzini interroga il governo: ‘Sottovalutato il Beps?’
Quale è il futuro del comparto della moda in Ticino? A chiederlo al Consiglio di Stato in una interrogazione è il granconsigliere del Movimento per il socialismo Matteo Pronzini, traendo spunto dai recenti eventi giudiziari che hanno coinvolto il settore presente in Ticino. “In realtà dietro a queste vicende c’è ben più del segreto fiscale, c’è tutto lo sviluppo economico del Ticino – rileva Pronzini –. La moda infatti è stata definita uno dei ‘settori promettenti’ sui quale dovrebbe orientarsi il cantone in futuro”. In questo quadro, stando al deputato dell’Mps, non sarebbero però state considerate le ripercussioni degli standard internazionali Beps, secondo cui le aziende devono pagare le imposte là dove creano il valore aggiunto. Una regolamentazione che fa sì che “le autorità fiscali di altri Paesi siano sempre meno disposte a tollerare pratiche votate a trasferire gli utili” nel nostro Cantone. Fatto per cui “le imprese potrebbero andarsene dal Ticino, non a causa di imposte troppo elevate, ma delle nuove regole internazionali”. Stando a Pronzini “appare quanto mai curioso che gli esperti si accorgano solo ora dei rischi legati agli standard Beps”. Per questo “in vista delle prossime importanti votazioni su sgravi alle aziende, è necessario fare chiarezza”. Da qui, 16 domande al governo ticinese, tra cui: “Se il Ticino dovesse ridurre l’aliquota delle imposte sull’utile delle aziende, le imprese della moda potrebbero continuare a far figurare gli utili in Ticino anche se producono e creano valore aggiunto all’estero?”. E poi “se le imprese come la Luxury Goods dovessero pagare le tasse in base al valore aggiunto della sola attività di logistica, risulterebbero ancora vantaggiose?”.