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Tanto rumore per splash

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New York – Dopo 2’375 giorni e 21 ore in orbita, la stazione spaziale cinese Tiangong 1 ha concluso la sua caduta libera sul Pacifico meridional­e, rientrando nell’atmosfera prima di poter tornare a sorvolare la Svizzera. Il suo nome significa “Palazzo celeste” e la sua storia è stata seguita da telescopi e radar di almeno 12 agenzie spaziali e centri di ricerca di tutto il mondo. L’area a rischio, inizialmen­te estesa dalle Americhe all’Oceania, aveva cominciato a restringer­si dalle prime ore della mattina di Pasqua: all’inizio era stata esclusa l’America centrale e settentrio­nale, con gran parte dell’Australia, parte della Nuova Zelanda e il Madagascar. Qualche ora più tardi la fascia si era ulteriorme­nte ristretta, con l’esclusione di Africa sud-orientale, India e Indocina. Intorno all’una del mattino svizzera del 2 aprile è scattato il conto alla rovescia per il rientro, che sarebbe potuto avvenire in qualsiasi istante da allora fino alle 4.48. Come sempre accade nei casi di rientro incontroll­ato, la notizia che il “Palazzo celeste” aveva concluso la sua corsa è arrivata oltre un’ora dopo l’impatto nell’atmosfera, avvenuto alle 2.16. Rimbalzand­o negli strati più alti dell’atmosfera, in una delle sue ultime orbite la Tiangong 1 aveva sorvolato il Jiuquan Satellite Launch Center, la base spaziale dalla quale era stata lanciata il 30 settembre 2011. La sua vita operativa avrebbe dovuto essere di soli due anni, ma nel 2013 la Cina decise di prolungarn­e l’attività, finché nel marzo 2016 perse i contatti con il veicolo spaziale e fu costretta a dichiararl­o fuori controllo.

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