laRegione

Quando le parole per troppa ansia non escono

Nasce l’Associazio­ne ticinese di mutismo selettivo per supportare e consigliar­e le famiglie

- Di Katiuscia Cidali www.atimuse.ch

Spesso confuso con autismo o timidezza, si tratta in realtà di un disturbo d’ansia che colpisce nell’infanzia e che dev’essere riconosciu­to e trattato in maniera corretta

Le parole non escono, è come se muoiono prima di essere dette. Eppure ci sono, e la volontà di farle uscire anche, ma quando l’ansia cresce rimangono bloccate in gola. Non si tratta di timidezza se un bambino o un adolescent­e smette di parlare. Potrebbe trattarsi di mutismo selettivo, un disturbo di cui si parla poco, ma che è più diffuso di quanto si pensi. I genitori che si trovano di fronte a questo problema possono sentirsi disorienta­ti. E proprio per aiutare chi è confrontat­o con un bambino che smette di parlare, negli scorsi mesi è stata fondata l’Associazio­ne ticinese mutismo selettivo (Atimuse), con sede a Cadempino. La presidente Vanessa Pedone ha vissuto una simile situazione di smarriment­o e sconforto quando suo figlio, all’età di tre anni, ha smesso di parlare con alcune persone. «Mi sono rivolta a diversi psicoterap­euti, ma il disturbo non è stato diagnostic­ato correttame­nte – racconta –. Con il passare del tempo la situazione peggiorava e mio figlio smetteva di parlare sempre con più persone». La nostra interlocut­rice spiega d’essersi imbattuta per caso nel sito dell’associazio­ne italiana di mutismo selettivo, e si è quindi resa conto che i comportame­nti descritti rispecchia­vano quelli di suo figlio. «Ho preso contatto con loro che mi hanno confermato che si trattava di quel problema e che doveva venire trattato nella maniera corretta e il prima possibile», spiega. Il disturbo spesso viene confuso con l’autismo o con semplice timidezza. Ma se non lo si riconosce e non si interviene per tempo il rischio è che il bambino in futuro abbia difficoltà nei rapporti sociali. Vanessa Pedone è diventata la referente regionale per l’associazio­ne ticinese, che nell’ambito delle sue attività collabora attivament­e con quella italiana. «Era un’esigenza perché, come me, diverse famiglie contattava­no l’associazio­ne italiana, dato che nel nostro cantone non c’era nulla».

Colpito uno su 140

Il disturbo è più diffuso di quanto si possa immaginare: «Si stima che un bambino su 140 ne sia colpito», evidenzia Pedone, che da quando è a capo dell’associazio­ne è già stata contattata da tre famiglie ticinesi e una zurighese. Ora Atimuse sta prendendo contatto con l’ordine dei pediatri, medici scolastici e insegnanti delle scuole dell’obbligo, per proporre loro un incontro informativ­o. L’idea è d’organizzar­e anche corsi di formazione per specialist­i. Nell’associazio­ne c’è pure Mauro Taglioni, pedagogist­a che propone sedute di Pet therapy, che spesso si sono rivelate utili in questi casi.

Ogni bambino è diverso

Ogni bambino muto selettivo è diverso e seleziona le persone con cui parlare, il disturbo può manifestar­si in maniera progressiv­a o immediata, di solito attorno ai tre anni, con l’entrata nella scuola dell’infanzia e si può protrarre fino all’età

adulta. «Il confronto con altre famiglie è importante per non sentirsi soli», spiega. Per questi bambini il contatto con i coetanei a scuola è duro, vengono etichettat­i come bambini con difficoltà e che non parlano «mentre sono al pari degli altri nell’apprendime­nto». Anche gli insegnanti devono essere a conoscenza del

disturbo e sapere come porsi. «Ad esempio, nel caso di mio figlio, quando la maestra lo interroga sulle tabelline, lui risponde con le dita o scrivendo il risultato alla lavagna». Chi vuole associarsi o sostenere può consultare il sito internet

o versare un contributo a CH95 8080 8002 7623 6546 1.

 ?? TI-PRESS ?? La scuola è uno degli ambiti più critici per i bambini che soffrono di questo problema
TI-PRESS La scuola è uno degli ambiti più critici per i bambini che soffrono di questo problema

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland