Accumulo di materiale, gestione caotica: il Cdf fa a pezzi la collezione storica dell’esercito
Carri armati dismessi, aerei da combattimento ritirati o vecchie uniformi: la gestione del materiale storico dell’esercito è troppo vasta e caotica. Secondo il Controllo federale delle finanze (Cdf) gli accordi con le varie fondazioni sono da risolvere per stipularne di nuovi. L’organo di sorveglianza si è occupato a due riprese, nel 2010 e nel 2013, dell’Ufficio centrale per il materiale storico dell’esercito (Ucmses) e lamenta che i problemi rivelati all’epoca non sono ancora stati risolti. Lo rileva il Cdf in un rapporto pubblicato ieri, aggiungendo che c’è un “ulteriore bisogno di azione”. La collezione di materiale storico dell’esercito costa alla Confederazione almeno 7,4 milioni. L’ufficio in questione non è tuttavia in grado di indicare precisamente le spese legate al personale, o di gestione, locazione, trasporto e carburante. Il Cdf indica inoltre che l’Ucmses rischia di pagare per prestazioni non fornite e mandati inutili. La regolamentazione, secondo il rapporto, rafforza la tendenza a collezionare troppi oggetti. È il caso, ad esempio, di alcune vecchie uniformi o dei vecchi mezzi dell’esercito. Il museo all’aria aperta alla caserma di Thun (Be) dispone di 38 carri armati. Di questi, 28 non dovrebbero appartenere alla collezione (10 sono di troppo, 18 provengono da eserciti stranieri) Il Cdf chiede che venga identificato tutto il materiale in eccesso. Altro problema: i nuovi regolamenti consentono più riparazioni del necessario e la collezione non ha un’identità forte come richiesto dalla legge.