Per Lula la corsa è finita
Il Tribunale Supremo brasiliano respinge la richiesta di sospensione della pena per l’ex presidente Compromessa la possibilità di ricandidarsi a capo dello Stato. Ordinato il suo arresto per la condanna inflitta per corruzione.
Brasilia – Per Lula la via della rielezione è chiusa (forse) definitivamente; ad aprirsi saranno le porte della prigione. Ieri notte, il Supremo Tribunale federale del Brasile ha respinto la richiesta di habeas corpus e ora l’ex presidente rischia davvero di scontare in prigione la condanna a 12 anni inflittagli per corruzione. Dopo la sentenza, il giudice Sergio Moro gli ha già ordinato di costituirsi alla polizia per essere arrestato. Termine: oggi alle 17 locali (le 22 in Svizzera). È un golpe, ha denunciato Lula, ma a questo punto, se davvero lo è, si può dire riuscito. Al termine di un’udienza durata più di dieci ore, il Tribunale, con 6 contro 5, ha di fatto messo fine alla carriera politica di Luiz Inácio Lula da Silva, il presidente operaio (dal 2003 al 2011) probabilmente più amato nella storia del Brasile. Decisivo il voto della giudice Rosa Weber, che ha respinto la richiesta di sospendere la pena finché i legali di Lula non avessero esaurito ogni possibile ricorso contro la condanna. Condanna che dai nove anni inflitti in prima istanza a Curitiba, era poi salita a dodici in Appello a Porto Alegre, riconoscendo provate le accuse di corruzione passiva e riciclaggio. Gli avvocati hanno tempo fino a martedì prossimo per presentare un nuovo ricorso, ma è dato per scontato che sarà velocemente respinto. «Non hanno fatto un golpe per poi lasciarmi candidare», ha commentato Lula riferendosi all’impeachment di Dilma Rousseff due anni fa. La stessa tesi sostenuta dal suo Partito dei lavoratori (Pt), che ha accusato i giudici del Tribunale Supremo di essersi “inginocchiati” davanti alle pressioni “orchestrate in modo scandaloso da Globo”, il principale gruppo di comunicazione del Paese. Formalmente, il Pt non aveva ancora presentato la candidatura di Lula: le iscrizioni avverranno ad agosto e fino a quel momento l’ex presidente potrà svolgere la sua campagna, tanto nelle piazze come da una cella di prigione. Ma la legge elettorale vieta la candidatura di cittadini che siano stati condannati in secondo grado da un tribunale non monocratico, per cui è poco probabile che quella di Lula venga ammessa. La sentenza concorre in ogni caso alla polarizzazione dell’opinione pubblica brasiliana. Per gli oppositori di Lula, che hanno festeggiato in piazza, rappresenta un trionfo nella lotta contro la corruzione e la dimostrazione che nessuno è al di sopra della legge, mentre per i suoi simpatizzanti è solo un’altra mossa in una partita sporca di golpismo strisciante, disegnata a tavolino per eliminare un leader politico scomodo e troppo popolare.