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Verso una colazione con sempre meno zuccheri

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C’è meno zucchero negli yogurt e nei cereali per la colazione. È quanto rileva un’indagine condotta dall’Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinari­a (Usav). “Il risultato si deve all’impegno volontario delle aziende che insieme al consiglier­e federale Alain Berset hanno firmato la Dichiarazi­one di Milano, un documento con cui si impegnano a ridurre entro fine 2018 il contenuto di zuccheri aggiunti in questi prodotti”, si legge in un comunicato diffuso ieri. La scorsa estate l’Usav ha ricevuto e analizzato i dati di 461 yogurt e 199 müesli per la colazione che contengono zuccheri aggiunti. Il risultato è che, rispetto al rilevament­o precedente nell’autunno del 2016, la riduzione negli yogurt è stata del 3%, mentre nei cereali per la colazione del 5%. In media il valore degli zuccheri aggiunti è ora di 9 grammi su cento per i primi e di 16,3 grammi, per etto di prodotto, per quanto riguarda i müesli. Dall’indagine dell’Usav è anche emerso che in media gli yogurt per bambini contengono molti meno zuccheri, ovvero 6,9 grammi ogni cento. Per quanto riguarda i cereali per la colazione la tendenza è invece opposta: il contenuto di zuccheri aggiunti nei prodotti per bambini è infatti di 24,6 grammi per etto, mentre quelli per adulti ne contengono in media 14,8 grammi ogni cento. Inoltre, un müesli su dieci di quelli presenti sul mercato è privo di zuccheri aggiunti, ma nessuno è concepito esplicitam­ente per i bambini. L’obiettivo, ha rilevato l’Usav nel comunicato, è di ridurre ulteriorme­nte i livelli di zuccheri in questi due prodotti entro la fine del 2018, quando scadrà il periodo di validità della Dichiarazi­one di Milano, firmata da quattordic­i aziende: “Si punta a ridurre la media degli zuccheri aggiunti di un ulteriore 2,5% negli yogurt e del 5% nei cereali per la colazione rispetto ai dati dell’ultimo rilevament­o”. Annualment­e in Svizzera si consumano pro capite 40 chili di zucchero, pari a circa 110 grammi al giorno, ossia più del doppio della quantità consigliat­a dall’Organizzaz­ione mondiale della sanità (Oms), ha infine precisato l’Usav.

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