Un po’ di cinema svizzero
Dopo Soletta e i Quartz, al via la rassegna dei cineclub ticinesi dedicata ai film elvetici
Dal vincitore del Premio del cinema svizzero ‘Blue my Mind’ al documentario sul suicidio girato in Val di Blenio, sono una decina le produzioni selezionate, molte delle quali fiction
Dopo le Giornate del cinema di Soletta e i premi Quartz, il cinema svizzero, che – salvo eccezioni come il bel ‘L’ordine divino’ di Petra Volpe – difficilmente trova posto nella normale programmazione delle sale, arriva in Ticino con la rassegna dei quattro cineclub, la quale, dopo una prima a fine marzo a Mendrisio, partirà lunedì 9 aprile proponendo al Mignon di Mendrisio, Palacinema di Locarno, Forum di Bellinzona e Iride di Lugano una decina di pellicole svizzere dell’ultimo anno. Nessun film ticinese, come ci conferma il critico cinematografico Michele Dell’Ambrogio del Circolo del cinema Bellinzona, ma semplicemente perché le produzioni locali – pensiamo a ‘Frontaliers Disaster’, oltre che al documentario ‘Non ho l’età’ di Olmo Cerri e alle fiction ‘Il colore nascosto delle cose’ di Silvio Soldini e ‘Cercando Camille’ di Bindu De Stoppani – hanno già fatto il loro bel giro nelle sale ticinesi e quindi, conclude Dell’Ambrogio, «non ci sembrava il caso di riproporle».
Il primato della Svizzera tedesca
Venendo ai film selezionati, Dell’Ambrogio osserva che «quest’anno è andata particolarmente bene: di solito c’è sempre qualche problema con alcuni film, i cui distributori temono che gli “bruciamo” una eventuale uscita nelle sale». Nessun problema neppure per i due film che hanno vinto ai Quartz: ‘Blue my Mind’ di Lisa Brühlmann (l’11 aprile a Mendrisio, il 17 a Bellinzona e il 20 a Locarno) e ‘Mario’ di Marcel Gisler (il 10 aprile a Bellinzona e il 15 maggio a Lugano). Tutti film «che io o altri collaboratori abbiamo visto: non sono solo titoli di cui si sente parlare ma si va sul sicuro» osserva dell’Ambrogio, aggiungendo che «forse per il primo anno ab-
biamo una maggioranza di fiction rispetto ai documentari». Molte le produzioni della Svizzera tedesca, in particolare Zurigo. «Una volta si diceva che la fiction è dei romandi e i documentari della Svizzera tedesca, ma adesso la situazione è cambiata e anche le migliori fiction vengono da Zurigo». In rassegna ci sono film francofoni, ma sono tutte coproduzioni, come il documentario ‘Avant la fin de l’été’ di Maryam Goormaghtigh (il 17 aprile a Lugano e il 5 maggio a Bellinzona) e ‘Et au pire, on se mariera’ di Léa Pool (il 16 aprile a Locarno e l’8 maggio
a Lugano) che «è più canadese che svizzero romando: la regista è nata a Ginevra ma da anni vive in Québec».
‘Das Leben vor dem Tod’
Tra i vari film, merita qualche parola il documentario ‘Das Leben vor dem Tod’ di Gregor Frei girato in Val di Blenio che sarà proiettato il 13 aprile a Locarno (alla presenza del regista e di suo padre) e il 24 a Bellinzona. Presentato in prima assoluta a Soletta – e quindi non concorreva per i Quartz –, il film «segue il percorso di uno svizzero tedesco che,
pur non avendo alcuna malattia, decide di suicidarsi una volta raggiunti i settant’anni». Il documentario «si chiude quando lui si è tolto la vita ed è un dialogo a tre: la persona che ha deciso di porre fine alla propria vita, il padre del regista che abita nella casa accanto e che cerca di convincerlo a cambiare idea, e il regista stesso che si intrufola».
Niente sostegno
Infine, una nota di polemica: la rassegna sul cinema svizzero ha avuto per anni un – modesto – contributo dall’Ufficio
federale della cultura che però, dopo pressioni parlamentari, ha deciso di tagliare i cosiddetti progetti singoli «tra cui noi, anche se il nostro non è un progetto singolo ma una manifestazione ricorrente». Ci si sta muovendo, a livello dell’associazione nazionale Cinélibre, per cambiare la decisione «ma i tempi sono lunghi… ciononostante bene o male ce la facciamo lo stesso» conclude Dell’Ambrogio. Programma completo della rassegna su