laRegione

Cardiocent­ro, una storia ticinese

-

Ed eccoli puntuali giungere in soccorso dei businessme­n della medicina; politici vecchi e nuovi, imprendito­ri (?), qualche cerusico in pensione, insomma la solita vecchia compagnia di giro adunata in un gruppo di sostegno. E poi, ad alimentare una grancassa un po’ indecente, due siti internet: gente che sembra sia disposta a pagare per potersi vendere. Nella vicenda Cardiocent­roEoc, si è arrivati allo scontro aperto, ma non sulle magnifiche sorti della cardiologi­a di punta in Ticino, ma su un po’ squallide questioni di soldi e di potere. Esiste un accordo che prevede dal 2020 il trasferime­nto puro e semplice della struttura all’Eoc; un accordo “ingiallito” (come lo ha definito un giornalaio online, sprezzante) e quindi da allegramen­te disattende­re, proprio al momento in cui esso deve invece essere applicato. Gli attuali gestori del Cardiocent­ro non ci stanno a rispettare i patti, vogliono che il Cardiocent­ro resti sostanzial­mente – cioè finanziari­amente – in mani private. Sembra di capire, da certi toni loro e dei loro sodali, che l’ente pubblico non sia in grado di farsi carico della gestione della struttura, se non a prezzo di un crollo in termini di qualità delle sue cure; né più né meno, detto senza arrossire ma con il consueto filo di arroganza. Anche da qualche politico da cui ci saremmo aspettati maggiore cura per i beni pubblici. A proposito di arroganza, per non dire altro, mi si dice che una fondazione (pare composta dai soliti noti e dai loro amici) avrebbe minacciato di non erogare il finanziame­nto promesso al centro di biomedicin­a di Lugano nel caso in cui l’Eoc non mollasse la presa sul Cardiocent­ro. Insomma, niente di nuovo sotto il pallido sole di questa bella provincia italiana; una storia di banale e consueto sprezzo della decenza e del ridicolo.

Marco Züblin, Lugano

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland