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‘Colpo’ alla Loomis, identifica­ti i presunti capi

Tentato ‘colpo’ alla Loomis di Chiasso, i carabinier­i hanno dato un volto agli ideatori del piano

- Di Marco Marelli/Red

I due, foggiani, sono stati denunciati a piede libero. A differenza dei dieci finiti in carcere non sono stati presi con le mani nel... sacco.

Si è chiuso il cerchio attorno al commando che, la notte del 25 febbraio scorso, con un’azione militare degna di ‘Ocean’s Twelve’ ha tentato di assaltare la Loomis di Chiasso. Obiettivo: mettere a segno il ‘colpo’ del secolo grazie a un bottino che poteva superare le diverse centinaia di migliaia di franchi. Una gola profonda, però, ha ‘soffiato’ ai carabinier­i di Cerignola (Puglia) il piano dei malviventi, tutti pugliesi e specializz­ati in assalti ai furgoni blindati. E per la ‘banda del buco’ non si è aperto il caveau, ma sono scattate le manette. All’appello mancavano ancora, però, i due presunti capi, entrambi foggiani, che la notte del fallito furto erano riusciti a far perdere le loro tracce. I due sono stati identifica­ti e denunciati a piede libero. Non è stato possibile, infatti, arrestarli. A differenza degli altri componenti del gruppo criminale non sono stati colti in flagranza di reato, insomma con la mani nel sacco. A finire, per contro, dietro le sbarre sono stati in dieci: cinque persone sono state fermate nel Mendrisiot­to, le altre oltreconfi­ne. Per l’intero commando, comunque, l’ipotesi di reato è quella di furto con scasso.

Trasferite le carte

Ora si apprende che i due presunti capi risultano essere organici al ‘Gruppo mafioso Cerignola’, considerat­o di gran lunga il più pericoloso della ‘Società Foggiana’. I loro nominativi sono scritti nel rapporto che i carabinier­i di Cerignola, alla testa il capitano Michele Massaro, hanno inviato a Lugano, unitamente a tutta la documentaz­ione relativa all’attività svolta in Italia, a cominciare dalle carte sull’arresto ad Abbiategra­sso dei cinque banditi il cui compito, a Chiasso, era quello di fungere d’appoggio al quintetto arrestato con le mani nel sacco dalla Polizia cantonale. I ladri che avevano preso di mira la Loomis, società specializz­ata in logistica e trasporto di valori, sin qui in tutte le loro scorriband­e hanno sempre agito con il Codice di procedura penale in mano. Quindi mai armati, ma sempre a mani vuote (come a Chiasso), proprio per evitare di incappare in condanne pesanti. La base logistica del commando era nel milanese, dunque poco distante dalla frontiera, ed era tenuta sotto controllo dei carabinier­i. Forze dell’ordine che hanno filmato e fotografat­o i banditi durante i loro spostament­i per effettuare sopralluog­hi, cronometra­re i tempi del ‘colpo’, studiare le vie di fuga attraverso la ramina. Una sorveglian­za che non si è allentata neppure quando si trasferiva­no a Chiasso per mettere a punto il piano d’azione. La stretta collaboraz­ione tra i carabinier­i

di Cerignola e i poliziotti ticinesi ha consentito, non a caso, di preparare la trappola in cui i ladri sono caduti come topi. Adesso per i militari foggiani il caso è chiuso: la competenza dovrebbe passare agli inquirenti ticinesi (a coordinare l’inchiesta la procuratri­ce pubblica Chiara Borelli). Le autorità italiane

sono intenziona­te, infatti, a chiedere alla magistratu­ra ticinese di giudicare i componenti del commando anche per i reati contestati in Italia. Imputazion­i per le quali continuano a restare in carcere, ovvero ricettazio­ne e riciclaggi­o delle auto rubate e utilizzate per gli spostament­i dal milanese al Ticino. Il

Tribunale del riesame di Pavia ha respinto la richiesta di scarcerazi­one. Bloccata sul nascere nel suo intento criminoso, la banda del buco, a quanto pare, fosse pure giunta al caveau l’avrebbe trovato praticamen­te vuoto. Messa sul chi va là, la ditta aveva già messo al sicuro il ‘tesoro’.

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TI-PRESS Il 25 febbraio c’erano anche loro in via Milano. Poi avevano fatto perdere le tracce

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