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Dramma alla Roubaix, muore il belga Goolaerts

L’edizione 2018 funestata dalla morte del belga Michael Goolaerts.

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Peter Sagan ha vinto la ParigiRoub­aix. Nel velodromo della città francese il campione del mondo ha superato allo sprint uno splendido Silvan Dillier. In un’edizione, però, segnata soprattutt­o dalla tragedia che ha colpito il povero Michael Goolaerts, accasciato­si al suolo dopo essere stato colpito da arresto cardiaco nel settore 28 di pavé. Immediatam­ente soccorso, al ciclista è stato praticato un massaggio cardiaco, e dopo l’intervento dei sanitari è stato trasportat­o d’ugenza all’ospedale con un elicottero. Subito apparse piuttosto gravi, le condizioni di Goolaerts non sono migliorate con il passare delle ore. Finché, alle 22.50, il ciclista è deceduto all’ospedale di Lilla – dove nel frattempo erano arrivati i suoi famigliari – per i postumi legati al problema al cuore. A comunicare la notizia è stata proprio la sua squadra, la Verandas WillemsCre­lan. Tornando alla corsa, Dillier era partito in fuga dopo appena 30 km di corsa, assieme a un folto gruppetto. È stato l’unico a reggere fino in fondo, anche dopo l’attacco di Sagan, uscito dal gruppo a 55 km dall’arrivo, scattando in faccia ai principali avversari. Nonostante la stanchezza di oltre 200 km di fuga, il campione elvetico ha collaborat­o con lo slovacco, rimanendo incollato a ruota durante i tratti in pavé e dando il cambio nei chilometri d’asfalto. Il vantaggio dei due è ben presto salito attorno al minuto, per raggiunger­e un massimo di 1’25”. Dillier è stato il primo a entrare nel velodromo di Roubaix e quando a 250 metri dalla linea del traguardo Sagan ha piazzato l’attacco l’argoviese ha provato a prendergli la ruota, ma non è riuscito a saltarlo. Per il campione del mondo, sestosia alla Sanremo, sia al Fiandre, si tratta del secondo Monumento della carriera. Per Dillier è il risultato più importante nelle classiche. «Sono stanchissi­mo – sono le prime parole del vincitore –. Ma forse lo scorso anno ero più stanco di oggi. E non avevo neanche vinto. Stavolta è andato tutto bene, non ho avuto forature, non ho avuto problemi meccanici, non sono caduto... Sono stato bravo ad attaccare nel momento giusto».

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KEYSTONE Aveva 23 anni

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