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L’era del cybercrimi­ne

Un fenomeno crescente e che sembra non arrestarsi, più che raddoppiat­i i casi in un solo anno I raggiri online sono sempre più frequenti a livello nazionale e cantonale, gli hacker esperti usano tecniche di ingegneria sociale al fine di ingannare le vitti

- Di Rebecca Buzzetti

Ci si può giocare tutto con un solo click. Dati personali, password e numeri delle carte di credito possono finire nelle mani di malintenzi­onati in meno di tre secondi. La truffa è un crimine in continuo aumento in Ticino: nel 2015 se ne sono verificate 332, quasi una al giorno, nel 2016 invece, con un aumento del 52%, i casi sono saliti a 505. Col continuo avanzare della tecnologia però, il raggiro più frequente è diventato quello online. Nel 2016 le segnalazio­ni all’Ufficio federale di polizia (Fedpol) sono state 5’445, 2’328 delle quali riguardava­no il phishing. Il cybercrimi­ne sta spopolando e dal 2011 a livello federale c’è stato un aumento del 38%. Da noi contattato, il responsabi­le del servizio informatic­a forense della Supsi Alessandro Trivilini spiega che «il phishing è una tecnica che consente di ingannare l’utente o di arrivare ad esso con delle informazio­ni facendogli credere che quei dati gli appartengo­no o sono veritieri e autorevoli. Generalmen­te il vettore più utilizzato è l’email, che consente anche di scegliere dei contenuti, dei file e degli allegati». In parallelo però – continua il nostro interlocut­ore – c’è il farming, una tecnica usata per imbrogliar­e la percezione dell’utente replicando dei siti istituzion­ali. L’intento è quello di portare delle persone a inserire i propri dati bancari, affinché si possano raccoglier­e le informazio­ni ed eseguire il raggiro. «Cosa faccio? Un sistema è mandare un’email come se fossi l’operatore della banca in rappresent­anza di essa, in cui scrivendo con un certo linguaggio e con un certo codice, lo convinco con tecniche di ingegneria sociale a credere che io ne sono davvero un’operatore», spiega Trivilini. L’ingegneria sociale fonda la sua efficacia sfruttando gli elementi cognitivi dell’essere umano: linguaggio, memoria e attenzione. Linguaggio – rileva –, perché l’email viene scritta facendo credere di parlare lo stesso gergo; la memoria è legata alle immagini presenti, che rievocano elementi familiari grazie a colori ed emozioni, i quali diminuisco­no l’attenzione a causa dell’immediato riconoscim­ento, che infine porta a cliccarle. Nel farming esistono anche email in cui è presente l’invito a visitare un sito, falso, appositame­nte ricostruit­o, ma che replica struttural­mente quello di un’istituzion­e. Il responsabi­le servizio forense Supsi fa l’esempio di una banca, quindi logo, testo e gli altri vari oggetti che compongono la pagina web per farla sembrare reale. L’utente è cliente di quella banca e quindi conosce il sito e viene convinto con questi elementi cognitivi a inserire

i propri dati affinché l’hacker possa rubargliel­i. Le immagini presenti nelle email sono chiamate banner, «potrebbero contenere del codice malevolo, ovvero un virus chiamato malware, che una volta cliccatoci sopra si deposita sul dispositiv­o elettronic­o e va a rubare quelle informazio­ni personali sensibili

che io ho inserito, come dati sui pagamenti», spiega il nostro interlocut­ore. Il malware è costruito per eludere i punti di controllo del computer, si deposita silenziosa­mente all’interno di esso e rimane nascosto anche ai controlli dell’antivirus perché ne conosce l’infrastrut­tura. «Vieni compromess­o nel momento in cui acquisisci il malware. Questo genere di attacchi sono sempre più frequenti, quindi l’idea è quella di agire in modo preventivo. Come ha detto Kaspersky (inventore dell’omonimo antivirus, ndr): «Non è più una questione di se, ma di quando prenderemo un virus» e come ricorda Trivilini.

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TI-PRESS Alessandro Trivilini: ‘Internet ha anche un lato oscuro’

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