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Armi alla Russia, Ruag fa causa al suo manager

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L’azienda di armamenti Ruag controllat­a dalla Confederaz­ione intenterà una causa civile contro il proprio dirigente che ha autorizzat­o la vendita di armi alla Russia Il presidente della direzione, Urs Breitmeier su alcuni domenicali: “Ci ha portato pregiudizi­o e non possiamo tollerarlo. Non si tratta di percepire milioni di indennizzo, ma di una questione di principio”. Il gruppo di difesa e d’aeronautic­a è stato informato a gennaio, tramite un proprio servizio di allarme, che esistevano contratti sospetti con la Russia. Il dipendente interessat­o è sospeso fino al termine dell’inchiesta e presso il Ministero pubblico della Confederaz­ione è stato inoltrata una denuncia penale. All’origine della denuncia di Ruag vi è stata una segnalazio­ne di un ‘whistleblo­wer’, secondo il quale il quadro dirigente aveva effettuato affari non autorizzat­i per milioni di franchi sia con il commercio di prodotti dell’azienda e di ditte concorrent­i. Sarebbero anche state pagate tangenti. Il dirigente “avrebbe fatto un accordo con un nostro partner della distribuzi­one a nostra insaputa per vendere altri prodotti e ottenere ulteriori commesse”, ha precisato Breitmeier. Si tratta di comportame­nti che violano tutte le regole in vigore da Ruag.

La Seco blocca 48 export di armi

La Segreteria di Stato dell’economia (Seco) ha rifiutato 48 richieste di esportazio­ne di materiale bellico nel 2017. I rifiuti riguardano 21 paesi, tra cui la Turchia, l’Arabia saudita, gli Emirati arabi uniti e il Kuwait. I domenicali rilevano che c’è stato un raddoppio delle risposte negative rispetto agli anni precedenti e che i rifiuti del 2017 hanno causato mancati introiti per 220 milioni di franchi. In Turchia, le imprese svizzere che avevano presentato richiesta contavano di esportare veicoli blindati ed elementi di munizioni. L’affare maggiore sarebbe stata, secondo i domenicali, la fornitura dell’impresa Mowag di Kreuzlinge­n, di 200 blindati di tipo Eagle per le truppe di difesa del confine e per il ministero dell’Interno di Ankara. I no della Seco riguardano accessori per fucili d’assalto in direzione dell’Arabia saudita; di munizioni di grosso calibro verso gli Emirati; di munizioni per mortai verso il Kuwait; di pistole verso Cina, Indonesia e Mali; di fucili d’assalto verso Indonesia, Filippine, Thailandia, Giordania e Messico, al quale ha anche negato l’invio di granate a mano e di munizioni di piccolo calibro. La Seco si è spesso mostrata riluttante a fornire informazio­ni sulle richieste di esportazio­ni di armi, ma il Tribunale amministra­tivo federale le ha ingiunto una maggiore trasparenz­a. In una sentenza del 28 marzo, il Taf ha dato ragione a un giornalist­a del settimanal­e di sinistra “Wochenzeit­ung” (Woz) che aveva chiesto informazio­ni dettagliat­e sulle domande di esportazio­ne del 2014, invocando la legge federale sulla trasparenz­a dell’amministra­zione (LTras). La Seco aveva rifiutato i dati sostenendo che la pubblicazi­one avrebbe potuto suscitare l’irritazion­e degli Stati in questione e comportare un peggiorame­nto delle relazioni bilaterali della Svizzera.

ATS/RED

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