Riciclaggio da 12 milioni
Vanno a processo le “uova d’oro”. L’ennesima storia di riciclaggio di denaro e metalli preziosi dal Piemonte al Ticino, dove ad Agno c’era la base operativa dell’organizzazione sgominata dalla Guardia di Finanza di Ponte Chiasso. A monte, gli utili in nero di una nota azienda di Valenza Po, in provincia di Alessandria, che il magistrato Simone Pizzotti, sostituto della Procura di Como, quantifica in 12 milioni di euro, per gli anni 2006-2013. Per l’accusa i soldi sarebbero serviti ad acquistare oro per esportarlo illegalmente in Ticino. Undici gli indagati accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio di oro, argento e valuta, esportazione illegale di ingenti quantitativi di metallo giallo, evasione fiscale e esercizio abusivo di commercio d’oro. Il giudice Maria Luisa Lo Gatto del Tribunale di Como ha fissato per il 30 giugno l’inizio del processo. Dagli atti emerge che in diverse occasioni sono state svolte false operazioni doganali simulando trasporti di oro, quando in realtà era ottone, per ottenere dalle “Autorità elvetiche, documentazione attestante il regolare possesso del metallo prezioso (reati di falso non punibili in Italia, in quanto commessi in uno Stato straniero, in danno al medesimo)”. Fra gli imputati c’è un 65enne ticinese, residente a Coldrerio, un 63enne comasco, residente a Novazzano e un 58enne piemontese, ex finanziere, residente ad Agno, considerato l’organizzatore del traffico, fermato il 31 marzo 2013 giorno di Pasqua, al valico del Gaggiolo, mentre entrava in Ticino, al volante della sua auto, assieme alla moglie e i tre figli, con uova e colombe pasquali e nel doppiofondo 110 chili di oro.