I deputati fanno quadrato a difesa della stazione Ffs
I deputati del Mendrisiotto si appellano al governo per fermare i tagli nel comparto Ffs
Non bastano a rassicurare gli investimenti milionari previsti dalle Ferrovie alla stazione di Chiasso. ‘Oggi i dipendenti sono meno di 500’.
Il Mendrisiotto reclama il suo posto, anche nel panorama che corre su rotaia. Il popolo dei pendolari (e non solo) si sta mobilitando e rivendica collegamenti più efficaci con il sud del Ticino? Ebbene, i deputati del distretto – tutti, senza eccezioni – dal canto loro dicono basta alla continua emorragia di posti di lavoro tra il personale delle Ffs. La situazione, infatti, preoccupa da tempo. E la regione, e Chiasso in particolare con la sua stazione di frontiera, non è un unicum. Le vicissitudini delle Officine di Bellinzona insegnano. Il punto, adesso, per i granconsiglieri locali è un altro. Si teme, in effetti, che gli investimenti, pur poderosi, messi in cantiere dalle Ferrovie nel comparto di Chiasso non mettano al riparo da nuovi tagli. Anzi, il sospetto è che la contropartita per i circa 250 milioni (orizzonte 2040-2050) destinati ad ammodernare la stazione cittadina e le infrastrutture locali sia proprio in termini di occupazione. Un pegno da pagare, insomma, alla digitalizzazione del sistema e alla centralizzazione della gestione dei traffici su ferro. I parlamentari hanno stimato in 500 (o persino meno) il numero di persone impiegate oggi nella cittadina di confine. In passato la forza lavoro traduceva oltre un migliaio di dipendenti. Prima ancora che all’azienda di trasporto, però, i deputati – alla testa quale primo firmatario, Giorgio Fonio (Ppd) – intendono chiedere conto al governo cantonale. Tre ma essenziali gli interrogativi che i parlamentari rivolgono al Consiglio di Stato. Innanzitutto, fanno capire, serve un censimento dei posti di lavoro che le Ffs assicurano a Chiasso e nella regione. Un computo da mettere a confronto con la situazione passata. In altre parole, si sollecita in un’interrogazione politicamente trasversale, occorre una “radiografia” occupazionale, dal 1990 ai giorni nostri. I settori toccati sin qui da quello che è visto come uno “smantellamento”, richiamano ancora i firmatari dell’atto parlamentare, sono diversi: dal servizio pulizia carrozze alla manovra, dalle Officine ai controllori veicoli, dai funzionari dirigenti al servizio alla clientela. Già nel 2011, d’altra parte, si
rievoca, la risposta del Cantone a un’interpellanza di Luca Pagani (Ppd) non era stata rassicurante. Sta di fatto, osservano gli esponenti politici momò, che “calcolando lo sforzo e i sacrifici che Chiasso e il Mendrisiotto hanno fatto a favore delle Ffs (solo a Chiasso vi sono 110 chilometri di binari) risulta incomprensibile come negli anni l’ex regia federale abbia potuto e voluto dismettere in modo così drastico alcuni servizi presenti nella stazione internazionale”. A questo punto, se le verifiche numeriche confermeranno il ‘dimagrimento’ delle maestranze, rilanciano i granconsiglieri del Mendrisiotto, “cosa intende e cosa può fare il governo a salvaguardia degli ultimi posti di lavoro nella città di confine”?
D’altro canto, gli autori dell’interrogazione se lo ricordano ancora bene l’annuncio – “in pompa magna” – del direttore generale delle Ffs Andreas Meyer giunto a Chiasso (cfr. ‘la Regione’ dell’8 settembre 2016 e del 2 agosto 2017) per illustrare alle autorità comunali l’operazione milionaria di ammodernamento dello scalo cittadino (viaggiatori e merci). In questo caso, rintuzzano, “parlare di investimento sembra ancora una volta illusorio”, a maggior ragione visto che “questi soldi servirebbero per sistemare stabili ormai prossimi allo sfascio e per creare le infrastrutture necessarie per spostare e cancellare ulteriori posti di lavoro da Chiasso”. E da qui scaturisce la terza e ultima domanda cruciale al Cantone: “Corrisponde al vero che una parte dei 200 milioni serviranno a far sì che vi saranno ulteriori cancellazioni di posti di lavoro a Chiasso”? Occhi puntati, quindi, su Palazzo delle Orsoline e sulle Ffs. Di sicuro lo sono quelli dei firmatari della petizione decisa a chiedere di correre ai ripari e migliorare i collegamenti fra il Basso Mendrisiotto e il resto del cantone e della Svizzera. Collegamenti divenuti più difficoltosi e, in ogni caso, al di sotto delle aspettative degli utenti locali. Un tema sentito come dimostra il seguito – ieri sul portale change.org le sottoscrizioni erano 2’178 e ora si punta alle 2’500 – dell’iniziativa che, anche in queso caso, ha compattato le forze politiche del territorio.