In Ticino si paga con troppo ritardo
Quando in Ticino si discute di economia, ci si riferisce spesso a due ambiti piuttosto circoscritti: quelli della fiscalità e del lavoro. Mi sembra tuttavia che un altro aspetto – recentissimo ma ben percepito tra chi lavora –, e cioè che nel Canton Ticino si annoverano i peggiori pagatori della Svizzera, non venga ancora sufficientemente tematizzato quale argomento di riflessione economica. Questo risvolto “patologico” nell’attuale sistema dei pagamenti deve pur avere delle cause. Avanzo alcune ipotesi, chiedendo al contempo agli economisti di approfondire con urgenza l’argomento.
Innanzitutto non penso che in Ticino vi siano particolari attitudini scialacquatrici dei consumatori. Semmai, al contrario, si assiste ad una scarsa liquidità circolante che ha avuto origine in determinati settori economici, segnatamente nel settore dell’edilizia, dove sono state drenate importanti risorse da una certa malagestione dovuta principalmente a imprese avventuriere giunte recentemente nel nostro Cantone. Questo ha fatto sì che sono venuti a mancare i soldi necessari al pagamento del giro dei vari prestatori di servizi, da cui le diffuse lamentate difficoltà di pagamento. Un’altra causa potrebbe risiedere nel reddito dei salariati, troppo spesso inadeguato al sostentamento del costo della vita in Svizzera. La mente corre non solo ai costi di cassa malati, ma anche alle pigioni e a tutti i costi generali che sono più o meno analoghi tra Ticino e Svizzera tedesca. Mi riferisco, quindi, anche agli oneri sociali: in testa contributi Avs e premi Lpp. Ritengo, poi, che sia venuto meno anche un certo senso del dovere nell’onorare i propri debiti – sensibilità tipicamente svizzera –, nel senso che si sta progressivamente facendo largo tra la popolazione l’idea secondo la quale avere debiti è, in qualche modo, più conveniente che saldarli. Saldare le proprie pendenze è in fondo da stupidi, invece che da cittadini attenti al prossimo, in senso lato. Tuttavia è indispensabile che lo Stato si preoccupi e si occupi finalmente di questo grave e pericoloso malcostume. In primo luogo, lo Stato dovrebbe dimostrare perlomeno una certa elasticità nell’incassare i propri tributi e comunque cercare di sviluppare soluzioni contro questa “brutta bestia”, che danneggia ed impoverisce tanti onesti operatori economici e cittadini. Basti pensare che l’Avs concede concretamente solo 20 giorni per saldare le sue fatture salate e che, già dal giorno successivo alla scadenza, vengono richiesti interessi di ritardo al 5%. In altre parole si deve assistere ad uno Stato che si cautela in maniera mirabile, con interessi di ritardo molto superiori ai tassi di mercato. Mi pare, dunque, di aver individuato almeno una delle diverse concause che fanno sì che tale emergenza, sotto un certo punto di vista, non venga posta come prioritaria nell’agenda politica ritenuto come, ogni anno, vengono versate in interessi cifre da capogiro, le quali contribuiscono a loro volta all’impoverimento di chi fa fatica e cerca di pagare tempestivamente, ma non ce la fa più. I dati ci sono, parlano chiaro e devono essere finalmente affrontati. Bisognerebbe introdurre dei correttivi, ad esempio quello secondo cui un creditore incontestato verso lo Stato dovrebbe poter essere in grado di dedurre le proprie imposte scoperte compensando quindi i rispettivi crediti. Spero che questa situazione venga finalmente presa sul serio. A titolo d’esempio da evitare, abbiamo davanti ai nostri occhi le note e drammatiche situazioni italiane, dove addirittura vi sono imprenditori che, pur essendo creditori importanti verso lo Stato, arrivano talvolta a fallire e magari ad atti estremi, per imposte non pagate. Il Ticino e la Svizzera devono muoversi controcorrente e non restare passivi di fronte a questa ondata negativa, pena un ulteriore impoverimento della nostra popolazione. Il tutto a fronte di una fase nella quale i conti pubblici di Cantone e Confederazione sono in attivo e in cui – ci dicono – la congiuntura è positiva.