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La povertà tende al rialzo

Sotto la soglia un numero crescente di persone. Ma l’Ust relativizz­a: fluttuazio­ni statistich­e Il fenomeno colpisce soprattutt­o persone che vivono sole, con figli minorenni e senza formazione scolastica post-obbligator­ia

- Ats/red

Il 12,3% della popolazion­e è risultato essere povero per almeno 12 mesi, dal 2013 al 2016. In quest’ultimo anno la quota ha raggiunto il 7,5%, ovvero 615mila persone, di cui 140mila (3,8%) erano occupate. È quanto emerge dall’indagine dei redditi e le condizioni di vita (Silc) e dalla prima edizione de ‘La dinamica della povertà in Svizzera’ dell’Ufficio federale di statistica (Ust), pubblicate ieri. Rispetto al 2015 (7%) la percentual­e di persone che soffrivano di povertà reddituale è aumentata dello 0,5%. Nel 2014 il tasso era del 6,7%. Tuttavia la tendenza al rialzo rientra nell’ambito della volatilità statistica, ha indicato l’Ust in un comunicato. Tra i gruppi più esposti vi sono le persone che vivono sole o in economie domestiche monoparent­ali con figli minorenni, quelle senza formazione scolastica post-obbligator­ia e quelle che vivono in economie domestiche in cui nessun membro è occupato. Con la sua nuova indagine l’Ust ha potuto analizzare per la prima volta per quanto tempo singole persone hanno vissuto sotto la soglia di povertà – quella considerat­a dall’Ust è fissata dalle linee direttive della Conferenza svizzera delle istituzion­i dell’azione sociale (Csias) e ammonta a 2’247 franchi al mese per una persona singola e a 3’981 franchi per due adulti con due figli –. Dallo studio emerge che dal 2013 al 2016 è risultato essere povero, in almeno un anno su quattro, il 12,3% della popolazion­e. Si tratta quindi di un valore nettamente superiore rispetto alle percentual­i annuali. Secondo l’Ust, la maggior parte delle persone è però tornata a percepire un reddito al di sopra della soglia di povertà abbastanza velocement­e. Per contro lo 0,9% della popolazion­e ha vissuto in povertà in modo costante su tutto l’arco del quadrienni­o. La quota di persone che ha vissuto in tali condizioni per un anno è invece stata del 7,7%, per due anni del 2,5% e per tre solamente dell’1,2%. Nel confronto internazio­nale – ha sottolinea­to l’Ust – la Svizzera si situa nelle parti alte della classifica: nel 2016 nell’Unione europea il tasso medio di rischio di povertà era del 17,3%, mentre in Svizzera ha raggiunto il 14,7%. La Confederaz­ione è inoltre tra i Paesi con la quota più bassa di persone a rischio di povertà a lungo termine: consideran­do un periodo di quattro anni, tale rischio colpiva il 4,2% della popolazion­e elvetica, mentre a livello europeo ne soffriva quasi il doppio delle persone (8,1%). Anche per quanto riguarda la deprivazio­ne materiale – definita come la carenza di risorse finanziari­e in tre settori della vita su nove – la Svizzera ottiene buoni risultati: la quota si è stabilita al 5,3%, contro una media europea del 17%.

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KEYSTONE Erano 615mila nel 2016

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