‘Il reddito di base incondizionato sarebbe una soluzione’
Christian Marazzi, economista, come valuta i risultati dell’indagine dell’Ust, dalla quale emerge che le persone povere tornano abbastanza velocemente a percepire un reddito al disopra della soglia di povertà?
L’analisi conferma la nuova natura della povertà, che di fatto è sempre più una forma di precarietà. La povertà non è più fatta solo di bassi salari: ci sono periodi nei quali se ne riceve uno al di sopra della soglia e altri nei quali si cade nella povertà per mancanza di occasioni o perché si accettano lavori precari e brevi. Magari pure con salari buoni, ma con percentuali basse. Non è più un discorso di emarginazione, ma il contrario: si tratta di un’inclusione precaria.
Nel confronto internazionale la Svizzera si posiziona bene. Significa che lo Stato sociale funziona?
Da noi non è stato smantellato come altrove, anche se è stato sistematicamente ritoccato. Ed è un sistema invidiabile se confrontato con altri Paesi vicini. Ma queste nuove forme di povertà precaria mi preoccupano, perché svelano una serie di inadeguatezze dello Stato sociale per quanto riguarda la sua capacità di farvi fronte: siamo in una fase di ripresa economica, ma ciò non sembra aver attutito la precarietà o la povertà.
Quale sarebbe una soluzione?
Una risposta potrebbe darla il reddito di base incondizionato. Infatti oggi il problema è quello di garantire la continuità dei diritti sociali in una situazione di discontinuità occupazionale.
In Ticino la situazione è paragonabile al resto della Svizzera?
Il cantone è anche confrontato con il mercato del lavoro del Nord Italia e ciò accentua queste dinamiche. Il problema però è strutturale e non è solo dovuto alla presenza di forza lavoro a buon mercato: le nuove modalità di occupa- zione flessibile favoriscono la precarietà e si inscrivono in un’economia globale che impone, in un certo senso, questo genere di flessibilizzazione. BARE