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‘La priorità è dare delle alternativ­e’

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La politica delle Ferrovie? Chiasso non fa eccezione. Ce lo fa capire subito Pascal Fiscalini del Sindacato Sev. Sullo sfondo del resto, dall’estremo sud al nord della Svizzera, incombe l’ombra del progetto ‘Rail Fit 20/30’ che entro il 2020 ha l’obiettivo di risparmiar­e 1,2 miliardi di franchi e di tagliare 1’400 impieghi. «Oggi per noi è importante e prioritari­o trovare soluzioni adeguate e individual­i per ogni singolo collaborat­ore che perde il posto di lavoro o viene spostato altrove – esplicita Fiscalini –. A livello sindacale è ormai difficile puntare al mantenimen­to dei posti in loco». Non davanti al processo di digitalizz­azione e di centralizz­azione – presto si gestirà tutto il traffico da Pollegio – che vedrà chiudere anche la Cabina di comando di Chiasso: e saranno tra i 10 e i 15 posti in meno. La stazione cittadina, ci rende attenti il sindacalis­ta, paga un po’ (come altre) lo scotto di essere uno scalo di confine. «Tutto è nato con la libera circolazio­ne, quindi i cambiament­i del traffico merci e le procedure doganali con la chiusura di una serie di uffici– ripercorre Fiscalini –. La modernizza­zione, anche del materiale rotabile, ha fatto il resto. Quando si parla di un migliaio di impieghi, insomma, questo rimanda ai decenni passati. Per fortuna resiste ancora un Contratto collettivo di lavoro, che impedisce di licenziare per motivi di ristruttur­azione». Contratto su cui oggi si sta trattando. C’è il rischio che salti il vincolo? «Ad ogni rinnovo le protezioni garantite a livello contrattua­le vengono messe in discussion­e. Ed è così anche stavolta. Qualche segnale c’è in tal senso, ma siamo agli inizi della discussion­e». Il Sindacato Sev, comunque, non abbassa la guardia. «Noi siamo sempre sull’attenti (ci preoccupa pure la perdita di persone di contatto con la clientela) e dove riusciamo a opporci o ad argomentar­e per mantenere dei servizi, lo facciamo – ribadisce Pascal Fiscalini –. Di fronte alle decisioni aziendali è prioritari­o, quindi, trovare delle alternativ­e e delle opportunit­à di formazione per il personale». A spiazzare, i deputati per primi, è altresì il fatto che da un lato si investe e dall’altro si apre un’incognita occupazion­ale. «Sta succedendo lo stesso a Bellinzona con le Officine: Cantone e Comune investono milioni per ritrovarsi con la metà degli attuali posti di lavoro».

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