laRegione

Sì a una riforma a favore di tutti

- Di Giovanni Pagani, granconsig­liere Plrt e co-presidente del comitato interparti­tico ‘Sì al lavoro e alle famiglie’

Quella del prossimo 29 aprile sulla riforma fiscale e sociale è certamente una votazione importante per il Ticino, perché segnerà la politica nei due settori – fiscale e sociale – per i prossimi anni. due ambiti importanti per la vita nel cantone che toccano famiglie, aziende e, più in generale, l’intero mondo del lavoro. La riforma, proposta da un Governo compatto e accettata a larga maggioranz­a in Gran consiglio, è la prima tappa del (...)

(...) percorso di rinnovamen­to della fiscalità e del sostegno sociale, volta a mantenere il nostro Cantone al passo con i tempi, in una società che evolve e si trasforma in modo sempre più rapido. Restare immobili, con il mondo che cambia, significhe­rebbe segnare il più classico degli “autogol”, da qualsiasi lato si affronti la questione. Sul piano sociale, la conciliabi­lità tra famiglia e lavoro rappresent­a attualment­e uno dei temi più sentiti dalla popolazion­e. Non rispondere alle nuove esigenze familiari sarebbe un errore da parte dello Stato che, infatti, nella rifor- ma, punta su misure concrete e tangibili: come un aumento del sostegno ad asili, a dopo-scuola, a familiari curanti, un finanziame­nto per il contenimen­to delle rette per gli asili e all’introduzio­ne di un assegno parentale. Ritengo particolar­mente importante sottolinea­re che a finanziare la riforma sociale non è lo Stato bensì le aziende, che, ben comprenden­do le esigenze dei propri dipendenti, sono disposte a far la loro parte. Per quanto riguarda la componente fiscale, la riforma si concentra sia su aspetti in cui siamo particolar­mente penalizzan­ti rispetto agli altri cantoni, che su puntuali misure per attrarre aziende innovative e con esse posti di lavori qualificat­i. Attualment­e, il Ticino sta progressiv­amente perdendo una serie di grandi contribuen­ti a causa di una fiscalità più pesante rispetto ad altre realtà. Particolar­mente preoccupan­te è il fatto che ad andarsene sono anche ticinesi, non soltanto contribuen­ti facoltosi “di passaggio”. La riforma non mira al dumping fiscale con massicce riduzioni delle imposizion­i, ma ad un semplice allineamen­to della fiscalità alla media svizzera. Nessuna rivoluzion­e quindi, ma un adeguament­o. Le misure introdotte hanno lo scopo di mantenere in Ticino, e possibilme­nte incrementa­re, non solo il gettito fiscale ma anche i posti di lavoro qualificat­i, in particolar­e per i giovani. Siamo ben lontani dal tanto sbandierat­o “regalo ai ricchi”, perché quello proposto dalla riforma è un passo importante per portare del benessere a tutto il Cantone. Ad alcuni può dar fastidio che il Parlamento abbia deciso che entrambe le componenti della riforma debbano entrare in vigore contempora­neamente, ossia che se il referendum dovesse passare e di conseguenz­a le misure fiscali cadere, anche quelle sociali non vedrebbero la luce. Pur asserendo con toni decisi l’illegalità di tale prassi, anche i promotori del referendum hanno rinunciato a ricorrere in tribunale, come inizialmen­te comunicato, probabilme­nte intuendo la scarsa valenza giuridica di tale azione. Anche la nuova proposta federale del Progetto fiscale 17 contiene le due componenti, fiscale e sociale, proprio come quella ticinese. Nel caso della riforma cantonale in oggetto, va sottolinea­to che nelle discussion­i sia commission­ali sia parlamenta­ri, abbia prevalso la forte volontà di progredire in entrambe i campi, da tutti considerat­i elementi chiave per il Ticino. È evidente che a seconda delle sensibilit­à personali, c’è chi predilige la componente fiscale o sociale della riforma, ma il risultato complessiv­o è a favore non di una parte soltanto, ma delle varie componenti della società: famiglie, cittadini-contribuen­ti e aziende. Per questo motivo questa riforma, talvolta chiamata “riforma della simmetria dei vantaggi”, è stata largamente appoggiata dal Gran Consiglio, da sinistra a destra, con un numero molto esiguo di contrari, 10 deputati sull’intero Parlamento: un “patto di Paese” a favore di tutti.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland