Sì a una riforma a favore di tutti
Quella del prossimo 29 aprile sulla riforma fiscale e sociale è certamente una votazione importante per il Ticino, perché segnerà la politica nei due settori – fiscale e sociale – per i prossimi anni. due ambiti importanti per la vita nel cantone che toccano famiglie, aziende e, più in generale, l’intero mondo del lavoro. La riforma, proposta da un Governo compatto e accettata a larga maggioranza in Gran consiglio, è la prima tappa del (...)
(...) percorso di rinnovamento della fiscalità e del sostegno sociale, volta a mantenere il nostro Cantone al passo con i tempi, in una società che evolve e si trasforma in modo sempre più rapido. Restare immobili, con il mondo che cambia, significherebbe segnare il più classico degli “autogol”, da qualsiasi lato si affronti la questione. Sul piano sociale, la conciliabilità tra famiglia e lavoro rappresenta attualmente uno dei temi più sentiti dalla popolazione. Non rispondere alle nuove esigenze familiari sarebbe un errore da parte dello Stato che, infatti, nella rifor- ma, punta su misure concrete e tangibili: come un aumento del sostegno ad asili, a dopo-scuola, a familiari curanti, un finanziamento per il contenimento delle rette per gli asili e all’introduzione di un assegno parentale. Ritengo particolarmente importante sottolineare che a finanziare la riforma sociale non è lo Stato bensì le aziende, che, ben comprendendo le esigenze dei propri dipendenti, sono disposte a far la loro parte. Per quanto riguarda la componente fiscale, la riforma si concentra sia su aspetti in cui siamo particolarmente penalizzanti rispetto agli altri cantoni, che su puntuali misure per attrarre aziende innovative e con esse posti di lavori qualificati. Attualmente, il Ticino sta progressivamente perdendo una serie di grandi contribuenti a causa di una fiscalità più pesante rispetto ad altre realtà. Particolarmente preoccupante è il fatto che ad andarsene sono anche ticinesi, non soltanto contribuenti facoltosi “di passaggio”. La riforma non mira al dumping fiscale con massicce riduzioni delle imposizioni, ma ad un semplice allineamento della fiscalità alla media svizzera. Nessuna rivoluzione quindi, ma un adeguamento. Le misure introdotte hanno lo scopo di mantenere in Ticino, e possibilmente incrementare, non solo il gettito fiscale ma anche i posti di lavoro qualificati, in particolare per i giovani. Siamo ben lontani dal tanto sbandierato “regalo ai ricchi”, perché quello proposto dalla riforma è un passo importante per portare del benessere a tutto il Cantone. Ad alcuni può dar fastidio che il Parlamento abbia deciso che entrambe le componenti della riforma debbano entrare in vigore contemporaneamente, ossia che se il referendum dovesse passare e di conseguenza le misure fiscali cadere, anche quelle sociali non vedrebbero la luce. Pur asserendo con toni decisi l’illegalità di tale prassi, anche i promotori del referendum hanno rinunciato a ricorrere in tribunale, come inizialmente comunicato, probabilmente intuendo la scarsa valenza giuridica di tale azione. Anche la nuova proposta federale del Progetto fiscale 17 contiene le due componenti, fiscale e sociale, proprio come quella ticinese. Nel caso della riforma cantonale in oggetto, va sottolineato che nelle discussioni sia commissionali sia parlamentari, abbia prevalso la forte volontà di progredire in entrambe i campi, da tutti considerati elementi chiave per il Ticino. È evidente che a seconda delle sensibilità personali, c’è chi predilige la componente fiscale o sociale della riforma, ma il risultato complessivo è a favore non di una parte soltanto, ma delle varie componenti della società: famiglie, cittadini-contribuenti e aziende. Per questo motivo questa riforma, talvolta chiamata “riforma della simmetria dei vantaggi”, è stata largamente appoggiata dal Gran Consiglio, da sinistra a destra, con un numero molto esiguo di contrari, 10 deputati sull’intero Parlamento: un “patto di Paese” a favore di tutti.