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Il martedì nero finisce nel pallone

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Se non sta discutendo con almeno due persone, parla al telefono, comunica via radio, sta a un telefono e al contempo comunica via radio, si destreggia con due cellulari contempora­neamente. Scusi, quanti apparecchi ha? «Molti – sorride Geraldine Dondit in un raro momento in cui la vediamo seduta –. Li uso per differenti scopi: spettatori che chiedono informazio­ni sul programma, la Wta con cui vagliare vari aspetti, seguire le previsioni meteo». Ecco, il tempo. Il vero, per non dire l’unico, protagonis­ta finora. A un già complicato lunedì, è seguito un martedì nerissimo. Che è iniziato male, con le partite posticipat­e nonostante al mattino non piovesse. «La decisione di iniziare i match spetta ai responsabi­li della Wta, che controllan­o ogni campo per verificare che non ci siano rischi di infortunio per le giocatrici, sentendo anche i responsabi­li della manutenzio­ne». Ed è finito, il martedì, come peggio non poteva. Dopo che su due campi si era giocata un’oretta, sul centrale una manciata di game, sull’1 e il 2 nemmeno un minuto, s’è scatenato un acquazzone. Nonostante per ore le partite siano rimaste indicate come sospese, che al Tc Lido non si sarebbe più vista pallina era ben più certezza che timore. Mentre a Lugano ad arbitri, giudici di linea, ballkids, volontari e a chi scrive non restava che rimanere all’asciutto aspettando comunicazi­oni ufficiali, la Wta ispezionav­a in diverse località del Ticino alcune strutture di tennis coperte che, se avessero risposto ai criteri della Federazion­e, avrebbero potuto togliere almeno qualche castagna dal fuoco. È così che le ultime tre partite di qualificaz­ione sono state portate a termine a tarda sera a Cureglia. SME

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TI-PRESS/GIANINAZZI Geraldine Dondit

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