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‘È legittimo porsi la questione, e per me era rigore’

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Come ogni serie che si rispetti, anche in questa ci sarà una sfida nella sfida. Anzi, probabilme­nte più d’una, ma la più significat­iva è quella tra Merzlikins e Flüeler: «Ciò che mi colpisce è che Flüeler, portiere di solito un po’ incostante, da quando sono iniziati i playoff non sbaglia più niente. Elvis? Se prendi i quattro titolari nelle due semifinali, lui era l’unico a non aver mai vinto un titolo. Tuttavia, lui ha davvero una classe straordina­ria. Te ne accorgi soprattutt­o quando gli capita di incassare un gol di quelli evitabili: un altro al suo posto si farebbe condiziona­re, mentre lui riesce a rimotivars­i al punto tale da diventare addirittur­a più solido di prima. Ed è innegabile, c’è molto di Elvis nel percorso del Lugano in questi playoff. Per la qualità degli interventi che compie, ma pure per il momento in cui riesce a compierli». A proposito di interventi chiave: se sabato Flüeler non avesse incredibil­mente fermato quel tiro a botta sicura di Arcobello, nell’overtime di gara 6 col Berna, chissà se lo Zurigo in finale ci sarebbe mai arrivato... «D’accordo, ma è legittimo porsi la questione se quello fosse un intervento regolare oppure no. E io me la sono posta: quell’azione l’avrò rivista quindici volte, e l’impression­e è che Flüeler il bastone non lo faccia cadere, bensì lo lanci. Io non sono un arbitro, è vero, ma per me quello era rigore». Dov’è finita la solidariet­à tra colleghi? «Generalmen­te li difendo, ma non quando si tratta dei portieri degli avversari (ride di gusto, ndr). Scherzi a parte, e non lo dico solo perché ci gioca mio figlio, dico che questo Lugano merita di andare fino in fondo. E trovo che l’approccio di Ireland e del suo staff sia davvero buono. Pensiamoci: onestament­e, chi avrebbe osato anche solo immaginare di lasciar fuori un giocatore dalla classe incredibil­e di un Linus Klasen? Invece, in un sistema del genere a contare è esclusivam­ente la forza del gruppo». Ma questo Zurigo fin qui non ti ricorda un po’ il Berna di due anni fa, che arrivò al titolo partendo addirittur­a dall’ottavo posto? «Sì, è vero che l’impression­e è un po’ quella. Ma è proprio per questo motivo che, applicando le stesse soluzioni utilizzate finora, il Lugano deve cominciare a far vacillare i Lions sin da subito, dopo esserci riuscito in semifinale con il Bienne. Credo però che dovrà alzare l’asticella ancora di più, perché lo Zurigo – che aveva perso chiarament­e il primo atto del quarto di finale con lo Zugo (4-1, ndr) – si è letteralme­nte trasformat­o dopo il successo nella sfida numero due, grazie a un gol fortunoso di Pettersson (5-4 al 59’, ndr), in una partita che conduceva addirittur­a 4-1 a metà partita. Per me è grazie a quella rete in extremis che lo Zurigo adesso è tutta un’altra cosa». C.S.

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