laRegione

Giovani e media, fra dubbi e fai da te

- Di Matteo Caratti

I giovani hanno sempre meno fiducia nei giornalist­i quando trattano temi politici. È un dato impietoso (almeno per chi scrive) emerso da un recente sondaggio promosso dalla Federazion­e svizzera dei parlamenti dei giovani. Citiamo dallo studio: ‘Il ruolo del giornalist­a, come figura che verifica e pubblica informazio­ni sulla politica, è sempre più sotto pressione: da un lato a causa del cambiament­o mediatico in corso; dall’altro anche a causa della necessità di offrire una cronaca oggettiva e veritiera’. La fiducia al ribasso si traduce quindi in un minor interesse per le informazio­ni politiche riportate dalla stampa. Così i mass media che se ne occupano finiscono per esser meno consultati dai giovani. Al contrario, piattaform­e sé dicenti ‘neutrali’ (che si basano – a detta del sondaggio – ‘esplicitam­ente sui fatti’) stanno diventando sempre più interessan­ti, perché ritenute ‘canali affidabili’. Quale insegnamen­to possiamo trarre noi giornalist­i? La prima lezione è capire/accettare che il mondo dell’informazio­ne si sta trasforman­do radicalmen­te e che la rivoluzion­e copernican­a in corso sarà permanente. Si stanno affermando modelli molto più orizzontal­i di comunicazi­one, che permettono a chiunque di cercare e (teoricamen­te!) di verificare se quanto vien detto o scritto sia vero e giusto, e anche se chi informa ci abbia messo del proprio nel tentare di influenzar­e il lettore. Così, non appena il fruitore di notizie sente puzza di zolfo, che fa? Si indirizza molto più facilmente di prima verso altre fonti d’informazio­ne considerat­e più dirette e, a suo parere, meno inquinate. Quindi, prima conclusion­e per noi giornalist­i che lavoriamo al fronte: cerchiamo di essere il più possibile lineari nell’affrontare le tematiche e il più possibile rispettosi di chi ci legge, nel senso che dobbiamo sforzarci di dare tutti gli elementi (i fatti) necessari perché il lettore possa farsi autonomame­nte un’opinione. Loro, i giovani, non riusciremo mai a conquistar­li se crederanno di avere di fronte mass media che tentano (quasi fossero genitori ansiosi e protettivi) di condurli per mano. Ragionamen­to che vale per loro, ma non solo per loro! Stupisce comunque che i rimproveri vengano proprio dai giovani che sono immersi in un mondo nuovo nel quale (purtroppo) spesso l’affidabili­tà delle fonti ‘fai da te’ è abbastanza difficile da verificare. Le (contagiose e velenose) ‘fake news’ abbondano infatti nella rete, mentre non dovrebbero esistere sulle testate tradiziona­li a prova di deontologi­a, dove c’è chi maneggia informazio­ne per mestiere ed è chiamato a rispettare le regole dell’arte, mettendoci la penna, la firma e la faccia. Molto probabilme­nte uno sforzo è dunque necessario su entrambi i fronti: come detto sul nostro di giornalist­i nel rilucidare la credibilit­à e in quello dei giovani nell’imparare anche a dubitare almeno un pochino dell’affidabili­tà delle notizie acchiappat­e qui e là. Chiari moniti in questo senso stanno giungendo a tutti, proprio in questi giorni, sui rischi e i pericoli della giungla digitale. Rischi e pericoli saliti alla ribalta con lo scandalo Cambridge Analytica e coi tentativi di influenzar­ci come consumator­i e (ahinoi!) pure come elettori con notizie persino create da algoritmi. Per fugare almeno in parte questi nuovi dubbi, che investono frontalmen­te in primis Facebook, non bastano certo i recenti mea culpa di mister Mark Zuckerberg!

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