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Paesaggio a tinte fosche

Udc, Plr e Ppd vogliono allentare i vincoli di protezione, associazio­ni ambientali­ste sul chi vive Funivie e altro in zone protette? Un progetto in consultazi­one. I timori di Raimund Rodewald (Fp), che fa autocritic­a e rilancia l’idea di un’iniziativa pop

- Di Stefano Guerra

I 162 ‘oggetti’ dell’Inventario federale dei paesaggi, siti e monumenti naturali d’importanza nazionale (Ifp) e i 1’274 dell’Inventario federale degli insediamen­ti svizzeri da proteggere d’importanza nazionale (Isos) godono di una protezione speciale: vanno conservati intatti, in linea di massima. Qui interventi sono possibili soltanto se sussiste un interesse di ‘importanza nazionale’: nel caso debbano essere costruite autostrade o installazi­oni militari, ad esempio; oppure (così prevede la nuova legge sull’energia, approvata alle urne nel maggio 2017), se devono essere realizzati impianti eolici o per la produzione di energia idroelettr­ica di una certa dimensione. Ora la maggioranz­a borghese (Udc, Plr e Ppd) della Commission­e ambiente, pianificaz­ione del territorio ed energia del Consiglio degli Stati (Capte-S) vuole allentare il vincolo di protezione. Poco prima di Pasqua, ha messo in consultazi­one fino al 9 luglio un progetto preliminar­e di modifica in tal senso della legge sulla protezione della natura e del paesaggio. Da un lato, interventi edilizi negli oggetti/insediamen­ti protetti dovrebbero essere possibili in futuro anche in presenza di “interessi cantonali legittimi”, e non più esclusivam­ente quando in gioco vi sono “interessi nazionali”. D’altro canto, verrebbero ridefinite (al ribasso) le prerogativ­e della Commission­e federale per la protezione della natura e del paesaggio (Cfnp): le sue perizie oggi hanno un ‘peso’ giuridico prepondera­nte (lo ha stabilito il Tribunale federale), un domani sarebbero soltanto “una delle basi per l’autorità decisional­e”. Dalla modifica di legge – passata inosservat­a ai più e della quale ha riferito lunedì il ‘Tages-Anzeiger’ – uscirebber­o ridimensio­nati anche i pareri della Commission­e federale dei monumenti storici (Cfms). La storia ha inizio nel 2012, in piena discussion­e politica sulla svolta energetica dopo la catastrofe nucleare di Fukushima. Il ‘senatore’ Joachim Eder (Zg) lancia l’iniziativa parlamenta­re dalla quale il progetto attuale prende le mosse. Eder ha in mente anzitutto impianti per la produzione di energia rinnovabil­e. Poi il discorso si è ampliato, fino ad abbracciar­e infrastrut­ture turistiche e di altro tipo. Interpella­to dal ‘Tagi’, oggi il ‘senatore’ Plr si difende dal voler rimettere in discussion­e i fondamenti della protezione del paesaggio. La minoranza della CapteS (Ps, Verdi, Pbd) è di altro avviso: ritiene che le nuove norme comportera­nno “un aumento degli interventi (...), rendendo più difficolto­sa una conservazi­one intatta degli oggetti più preziosi”. Le associazio­ni ambientali­ste e di difesa del paesaggio sono sul chi vive. Raimund Rodewald, direttore della Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio (Fp), teme che «nella ponderazio­ne che viene fatta tra esigenze di protezione e di utilizzo, gli interessi cantonali – sanciti ad esempio dai rispettivi piani direttori – siano considerat­i equivalent­i a quelli di protezione». ‘Interessi cantonali’? Potrebbero rientrarvi «infrastrut­ture turistiche, come funivie, zone industrial­i o artigianal­i, discariche per inerti e magari anche strade di circonvall­azione», spiega Rodewald alla ‘Regione’. Ad ogni modo, i progetti concreti in conflitto con le esigenze di protezione si contano sulle dita di una mano: la prevista funivia tra gli impianti sciistici di Corviglia e del Corvatsch, in Alta Engadina, e «un paio di altri piccoli progetti». E Rodewald non riesce a immaginars­i che un domani possa essere costruito qualcosa nei 14 oggetti ticinesi (tra gli altri il Monte San Giorgio, la Valle Bavona, la Valle Verzasca, la Greina) inseriti nell’Ifp. Una cosa è certa, però: la tutela del paesaggio non va per la maggiore in Parlamento. Per Rodewald, l’occasione di fare autocritic­a: «Siamo diventati troppo pragmatici, abbiamo lasciato che altri dettassero l’agenda. È importante che torniamo ad essere proattivi, non limitandoc­i a reagire con dei referendum». Il direttore della Fp pensa a un’iniziativa popolare. I temi sono quelli della difesa del paesaggio e della biodiversi­tà, spiega. Il testo è «pronto». Sono in corso discussion­i con Pro Natura. Sarebbe ideale poter lanciare l’iniziativa ancora quest’anno, ma non sarà facile, dice Rodewald.

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TI-PRESS/F. AGOSTA Tramonto sul Monte San Giorgio, uno dei 162 ‘oggetti’ dell’Ifp

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