laRegione

All’orizzonte fiumi più pieni

In consultazi­one le risoluzion­i sul risanament­o. Alzare i deflussi minimi costa 5 milioni all’anno

- di Chiara Scapozza

Meno produzione idroelettr­ica a favore della tutela delle golene e della fauna

Nei fiumi dell’Alto Ticino dovrà esserci più acqua in futuro. E questo a tutela delle zone golenali d’importanza nazionale (quindici in tutto), aree privilegia­te per la flora e la fauna locale. E dunque meritevoli di protezione, come stabilisce la Confederaz­ione. Detta così sembra semplice. In verità regolare i deflussi in un cantone a vocazione (?) idroelettr­ica come il Ticino significa scontentar­e certamente qualcuno: o le centrali e più in generale l’economia (da fonte rinnovabil­e, è bene sottolinea­rlo), oppure chi difende la natura, l’ecosistema e ciò che ci gira intorno (i pescatori, tanto per citare una categoria). La “ponderazio­ne degli interessi”, come si dice in questi casi, è a rischio ricorsi, referendum, contestazi­oni, e chi più ne ha più ne metta. Tant’è che la politica, alla quale compete tale “ponderazio­ne”, sta procedendo sulla via del risanament­o dei corsi d’acqua a piccoli passi. Ciò significa comunque muoversi, e dopo aver adottato a inizio 2017 il ‘Rapporto sul risanament­o’ e proceduto alla fase di consultazi­one, ora il Dipartimen­to del territorio e quello delle Finanze e dell’Economia hanno pubblicato i “Progetti di risoluzion­e” con cui... si smuoverebb­ero decisament­e le acque. Risoluzion­i attualment­e (e nuovamente) in consultazi­one, a cui farà seguito il messaggio governativ­o. Le risoluzion­i indicano i nuovi deflussi minimi che, mese dopo mese, Ofible (Officine idroelettr­iche di Blenio), Ofima (Maggia) e Azienda elettrica cantonale devono garantire. Ciò che implichere­bbe per le aziende, qualora l’iter di accettazio­ne delle risoluzion­i arrivasse al capolinea, di dover rilasciare più acqua di quanto fanno oggi. Con importanti perdite di produzione (leggi di guadagno). “Secondo gli approfondi­menti svolti in passato – si legge nei progetti di risoluzion­e –, i deflussi che alimentano le zone golenali ritenute d’interesse nazionale, in particolar­e lungo la Maggia e il Brenno, non sono in grado di garantire le condizioni ambientali minime per la salvaguard­ia di questi ambienti. Anche i corsi d’acqua che ospitano specie minacciate vanno in questo senso tutelati. I deflussi hanno pure un’incidenza sull’habitat per la fauna acquatica”. Perciò i “risanament­i” citati nelle risoluzion­i (per rispettare i nuovi livelli si impongono anche delle opere per la regolazion­e dei rilasci) “risultano necessari e idonei al conseguime­nto degli obiettivi di protezione della natura”. E veniamo ai costi. Secondo i rapporti a cui fanno riferiment­o i due Dipartimen­ti, “la perdita di produzione complessiv­a per il risanament­o dei corsi d’acqua sottoposti a prelievo ammonta al 6,5% della produzione media annua”. Le conseguenz­e finanziari­e sono stimate “tra gli 87,1 e i 112,3 milioni di franchi sino alla scadenza delle concession­i” (con “margi- ne di incertezza” del 20% legato alla difficoltà di stima dei futuri prezzi dell’energia). Importi che, se confermati anche dopo la consultazi­one in corso, saranno sottoposti per esame al Gran Consiglio. Gli indennizzi/risarcimen­ti alle aziende non sarebbero a carico esclusivam­ente del Cantone: considerat­o che il progetto di risanament­o è già stato approvato da Berna, è confermato il sussidio da parte della Confederaz­ione, che dovrebbe essere pari a circa due terzi.

Maggi (Verdi): ‘È un passo avanti’

A prendere parte alla prima consultazi­one anche il Wwf, che nel suo rapporto di attività 2017 informa di essersi detto “soddisfatt­o” di quanto proposto in termini di deflussi minimi. L’approvazio­ne finale del progetto da parte del Gran Consiglio è però “tutt’altro che scontata”. «Quello che ci rasserena è che nelle risoluzion­i si specifica che eventuali ricorsi, che verosimilm­ente verteranno sull’indennizzo, saranno privati dell’effetto sospensivo. Sarebbe peccato bloccare di nuovo tutto per mere questioni di soldi – commenta alla ‘Regione’ Francesco Maggi, responsabi­le Wwf e deputato dei Verdi –. Dopo l’aumento dei deflussi a beneficio delle golene la parte d’acqua turbinata sarà comunque del 90%. Dopo così tanti anni di tira e molla, e a fronte delle forti opposizion­i, è vero però che dobbiamo anche accontenta­rci, sebbene per le golene ci vorrebbe ancora qualcosa in più. È in ogni caso un passo avanti».

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TI-PRESS La zona della bolla di Loderio, provata dalle variazioni del fiume Brenno

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